L’introduzione obbligatoria del Green pass nelle università rischia di creare nuove tensioni sociali e nuove polemiche. Dal primo settembre, infatti, per poter accedere agli atenei occorre essere in possesso del certificato verde. Questo requisito varrà per docenti universitari e studenti.
In questi giorni cresce il malumore tra i docenti contrari all’obbligatorietà del Green pass e a questo proposito hanno firmato un appello (sono 150 in tutta Italia) per chiedere l’abolizione della misura introdotta. I docenti sottolineano che il passaporto verde “estende, di fatto, l’obbligo di vaccinazione in forma surrettizia per accedere anche ai diritti fondamentali allo studio e al lavoro, senza che vi sia la piena assunzione di responsabilità da parte del decisore politico“.
“Tutti noi, però, – affermano i professori – reputiamo ingiusta e illegittima la discriminazione introdotta ai danni di una minoranza, in quanto in contrasto con i dettami della Costituzione (art. 32: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”) e con quanto stabilito dal Regolamento UE 953/2021, che chiarisce che ‘è necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono state vaccinate” per diversi motivi o “che hanno scelto di non essere vaccinate”.
Leggi anche: “Il green pass lede la libertà”, la lettera di studenti e docenti Unipa al rettore: ora sono in duemila
150 docenti universitari contro il green pass
“Nello specifico della realtà universitaria, i docenti sottoscrittori di questo pubblico appello ritengono che si debba preservare la libertà di scelta di tutti. E inoltre favorire l’inclusione paritaria, in ogni sua forma. Nella situazione attuale, o si subisce il green pass, oppure si viene esclusi dalla possibilità di frequentare le aule universitarie. Nel caso dei docenti, si è sospesi dall’insegnamento. Tutto questo viola quei diritti di studio e formazione che sono garantiti dalla Costituzione e rappresenta un pericoloso precedente“.
“In sostanza, – continuano ancora i docenti – la “tessera verde” suddivide infatti la società italiana in cittadini di serie A, che continuano a godere dei propri diritti, e cittadini di serie B, che vedono invece compressi quei diritti fondamentali garantiti loro dalla Costituzione. Tra cui eguaglianza, libertà personale, lavoro, studio, libertà di associazione, libertà di circolazione, libertà di opinione”.
“Quella del “green pass” è una misura straordinaria.. Peraltro dai contorni applicativi tutt’altro che chiari, che, come tale, comporta rischi evidenti. Soprattutto se dovesse essere prorogata oltre il 31 dicembre, facendo affiorare alla mente altri precedenti storici che mai avremmo voluto ripercorrere. Auspichiamo che si avvii un serio dibattito politico, nella società e nel mondo accademico tutto. Incluse le sue fondamentali componenti amministrativa e studentesca. Per evitare ogni penalizzazione di specifiche categorie di persone in base alle loro scelte personali e ai loro convincimenti, per garantire il diritto allo studio e alla ricerca e l’accesso universale, non discriminatorio e privo di oneri aggiuntivi (che sono, di fatto, discriminatori) a servizi universitari“.