I primi approcci al s3ss0 già in età precoce, spesso viziati da una visione mutuata dal porno o da racconti tramandati di false credenze e luoghi comuni. Come fare a scardinare tutto questo? Invertendo il racconto, mettendosi a disposizione dei giovanissimi e rispondendo con sincerità
Il sesso è un argomento di cui si parla, ma in modo inappropriato: o lo si fa molto, e in modo tecnico, o lo si fa poco, e ammantandolo di credenze, falsi miti e luoghi comuni.
«E invece è quanto mai importante parlarne, soprattutto ai giovani e giovanissimi per avviarli a vivere una sessualità consapevole e matura, già da ragazzi», così esordisce la dottoressa Chiara Di Pietro, specialista in ginecologia, molto conosciuta anche sui social, dove fa divulgazione in modo diretto e coinvolgente, parlando proprio un linguaggio comprensibile e immediato.
Proprio per diffondere una maggiore consapevolezza su questi aspetti, si è svolto a Roma la puntata pilota dell’evento gratuito Mannaggia al sesso, patrocinato da SIR (Società Italiana della Riproduzione) e da SIAMS (Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità) e sostenuto da Gedeon Richter Italia.
«L’educazione alla sessualità e all’affettività è un tema fondamentale nello sviluppo delle giovani donne, soprattutto – commenta la dottoressa Di Pietro – Una maggiore conoscenza sulla salute sessuale e riproduttiva fin dall’adolescenza contribuisce a prevenire gravidanze indesiderate e malattie sessualmente trasmissibili e consente di approfondire alcuni aspetti particolarmente significativi nel periodo della crescita, come la gestione delle emozioni e delle relazioni affettive, il rapporto con il proprio corpo, l’uguaglianza di genere e il rispetto».
Insieme a un team di esperti, composto dalla dottoressa Francesca Romana Tiberi (Psicologa e Sessuologa Clinica), dal dottor Andrea Sansone (Endocrinologo – Andrologo) e dalla dottoressa Micol Macrì (Ostetrica specializzata in Riabilitazione del Pavimento Pelvico), la dottoressa Di Pietro, ideatrice dell’evento, ha affrontato i temi legati all’educazione sessuale, lasciando spazio ai ragazzi per domande «scomode» e curiosità.
Senza volersi sostituire né alla scuola né alla famiglia, ma con la competenza e la simpatia che l’hanno resa tanto popolare sui social, ha condotto il pubblico dei giovani presenti alla scoperta del proprio corpo e lungo i primi passi nel mondo della sessualità, sfatando falsi miti e tabù.
«La cosa meravigliosa è che non erano presenti solo giovani e giovanissimi, ma è diventato un evento aperto a tutti: dai ragazzi delle medie, accompagnati dai genitori, alle coppie più mature over 50 – commenta Di Pietro – È stato un successo, tanto che stiamo già pensando a come replicarlo, non solo a Roma, ma in un tour per tutta Italia».
Ma quali sono le domande scomode che hanno posto ragazzi e ragazze? Abbiamo chiesto alla dottoressa Di Pietro di riportarci le più richieste e diffuse. Eccole qui.
«Ma sono fatta male?»
Tante ragazze hanno paura di non essere belle là sotto, di non essere perfette in ogni dettaglio: nella forma delle piccole e grandi labbra, nel colore della pelle, nella presenza o meno di peluria… «Complice in negativo la cultura del porno, che è sempre più diffusa tra giovani e giovanissimi e instaura una visione del sesso viziata da canoni irreali, le ragazze sono ossessionate dall’anatomia della loro vulva e temono di non piacere o che il partner si soffermi sulle loro parti basse, giudicandole. Mentre per i ragazzi, sotto la doccia o in ambiti intimi, è più semplice confrontarsi riguardo il loro membro, per le ragazze è più complicato guardarsela o fare paragoni con quella dell’amica. E allora cerco di rassicurarle, dicendo loro che siamo tutte diverse, quindi anche le nostre vulve sono tutte diverse e bellissime. E che soprattutto, non è normale provare dolore durante il rapporto: molte ragazze non ne parlano perché credono sia normale soffrire con la penetrazione. E invece, le incoraggio ad aprirsi perché se c’è dolore, c’è un problema che va risolto».
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«Mi sento a disagio nel toccarmi»
Le motivazioni possono essere le più svariate: mi sento sporca, mi fa impressione, non mi piace, mi hanno insegnato diversamente in famiglia… «Io dico sempre alle ragazze che incontro: ma se vi si incastra un pezzo di biscotto in bocca, non lo andate a rimuovere anche con l’aiuto di un dito? Ecco, la vagina è una zona del nostro corpo, esattamente come la nostra bocca. Non deve fare schifo, ma esplorata come fosse qualsiasi altra zona. E soprattutto, conoscendola, una sa anche cosa può piacerle poi a letto e come chiedere piacere. C’è ancora la credenza molto diffusa di essere una “poco di buono” se ci si masturba, per via di un retaggio educativo o culturale. O meglio, un 50% ha questa convinzione, l’altra metà invece è molto aperta e magari si masturba già in giovane età».
«Come mi accorgo se ho avuto un orgasmo?»
Questa domanda fa comprendere che chi la fa, non ha mai provato un orgasmo. O perché non riesce a identificarlo o per mancanza di cultura dell’atto e dell’altro. «Cerco di spiegare soprattutto ai ragazzi che l’atto penetrativo non è quello che vedono nei porno, anche molto selvaggio e dove fila tutto liscio, ma che il sesso richiede premure e ascolto nei confronti dell’altra o dell’altro. E anche che la maggior parte delle donne di solito raggiunge l’orgasmo per via clitoridea e non per via vaginale, quindi di non insistere con la penetrazione a tutti i costi, ma di dedicarsi anche alle coccole di altre aree più erogene.
Come fare a capire se si ha avuto un orgasmo? Intanto, è un fattore anatomico: vi sono delle vere e proprie contrazioni ritmiche a livello dell’utero, della vagina, dell’ano; poi subentra una leggera tachicardia e poi si ha una specie di esplosione. Ma non esiste un copione uguale per tutti perché tutti siamo diversi, con ormoni e sensazioni diverse».
«Per far sì che il concepimento vada a buon fine, devo spingere più forte per permettere agli spermatozoo di arrivare fino all’ovulo?»
«Spiego sempre che no, non sono necessarie acrobazie strane per il concepimento: quel momento è stato studiato nei minimi particolari da Madre Natura. Intanto, l’eiaculazione è un’esplosione e come tale ha una forza propulsiva innata che consente all’esercito di spermatozoi di iniziare la loro risalita verso l’uovo con sprint. Ma poi sono dotati di una codina, che consente loro di viaggiare molto velocemente. Quindi hanno una motilità propria, e non è necessario spingere con più veemenza o far mettere lei a testa in giù o in altre posizioni strane».
«Le misure contano? E se è piccolo come faccio?»
Le misure del proprio pene preoccupano i maschi di ogni generazione. «Ma ribadisco che le misure non servono a nulla, e senza retorica, affermo che conta saperlo usare bene. Anche un pene può essere causa di imbarazzo, in quanto potrebbe provocare dolore nella partner. La chiave è avere una buona compatibilità emotiva e fisica tra i partecipanti all’atto, condita da attenzione e cura».
«In media quanto dovrebbe durare un rapporto? Se dura troppo poco, faccio brutta figura?»
La durata è un cruccio da sempre, per gli uomini. «Non amo parlare di numeri perché il sesso non è questione aritmetica, ma se pensiamo che in media un rapporto sessuale, compresi preliminari e coccole post coito, dura circa 10 minuti, capite che l’atto della penetrazione in sé è quasi ininfluente. Spiego sempre che ciò che conta è essere “dentro” l’atto, dall’inizio alla fine: potrebbero essere anche cinque minuti, ma se entrambi sono coinvolti e attenti all’altro, desiderosi di dare e ricevere piacere in egual modo, l’atto sessuale diventa partecipato e coinvolgente»