L’8 marzo si celebra la festa delle donne per ricordare tutte le loro conquiste e quelle per cui ancora si battono.
La storia della Sicilia è donna, è Fimmina da sempre. Basti pensare alla leggenda che diede all’Isola il suo nome. Sicilia era figlia di un re del Libano al quale era stato predetto che se la giovane, al suo sedicesimo anno di età, si fosse ancora trovata in patria, sarebbe stata divorata dal mostruoso Greco-Levante. Così, ai suoi 16 anni, Sicilia venne messa da sola su una barca in balia delle onde del mare, lasciandosi alle spalle il suo Libano. Dopo mesi, la ragazza approdò su un’isola meravigliosa, ricca di fiori ed odori, ma completamente deserta. Solo un giovane le corse incontro, l’unico sopravvissuto ad una terribile pestilenza che aveva decimato l’intera popolazione. I due si innamorarono, ripopolando quella fertile terra di una nuova stirpe, forte e gentile come loro. L’Isola da allora, anziché Trinacria, venne rinominata Sicilia dal nome della donna che le ridiede la vita.
E se quella di Sicilia è soltanto una leggenda, sono tante le donne che hanno segnato la nostra storia e da cui dovremmo imparare.
Pensiamo alla forza di Costanza d’Altavilla, figlia del re normanno Ruggero II e madre di Federico II, troppo piccolo per poter regnare, lasciando alla madre la responsabilità dell’intero regno.
Alla perseveranza di Costanza di Svevia, che si oppose con fermezza al trattato di Anagni con il quale Bonifacio VIII intendeva restituire l’Isola agli Angioini.
La prontezza e il sangue freddo di Dina e Clarenza, che salvarono Messina dall’attacco improvviso dei francesi, svegliando la città con il rintocco delle campane.
La raffinatezza di Franca Florio, la “stella di Sicilia”, icona di fascino regale unito a cultura.
La sfrontatezza e l’emancipazione di Maria Paternò, la prima donna divorziata d’Italia.
L’anticonformismo di Giuseppina Turrisi Colonna, che nel 1847 fu la prima a parlare di pari opportunità.
Pensiamo al decoro di Ottavia Penna Buscemi, la prima donna italiana ad essere votata per la suprema carica dello Stato.
L’insaziabile senso di giustizia di Felicia Impastato, madre di Peppino, ucciso dalla mafia.
Pensiamo alla dignità di Franca Viola, che rifiutò di sposare il suo carnefice così che pagasse per ciò che le aveva fatto.
Al coraggio di Rita Atria, che decise di ribellarsi alla sua famiglia mafiosa, collaborando con il giudice Paolo Borsellino.
Al grande amore di Francesca Morvillo, che rimase accanto a Giovanni Falcone fino alla morte.
E tante altre ancora le donne che hanno scritto la nostra storia e che continuano ad ispirare altre giovani donne, seguendo le orme dei loro passi.
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