Poche lauree, poco lavoro e videogiochi, gli italiani sono i “bamboccioni” d’Europa: ancora con mamma e papà tra i 20 e 24 anni
A casa con mamma e papà, a passare il tempo su internet e giochi on-line, poco lavoro e a condizioni tutte da verificare. Eccoli i giovani italiani, nel ritratto offerto da Eurostat alla vigilia della giornata internazionale della gioventù. Per l’occasione l’istituto di statistica europeo produce una piattaforma interattiva dove poter mettere a confronto gli under 29 di tutta l’Ue, nel bene e nel male. Viene operata una distinzione tra fasce d’età in due gruppi, 20-24 anni e 25-29 anni. La prima di queste categorie, se vista in ottica tricolore, non si distingue certo in meglio.
La fascia di giovani uomini e donne di età compresa tra 20 e 24 anni rappresenta il 5% della popolazione nazionale. Su un totale di 2.942.535 persone (dati Eurostat all’1 gennaio 2023, ndr), appena una su dieci (12%) ha conseguito una laurea, sia essa triennale o magistrale. Per questi 353.104 under 25 il titolo di studio però non significa lavoro.
Lavorare nella cultura: offerte di lavoro, concorsi e assunzioni ad agosto
Solo uno su tre (35,3%) risulta con un impiego, rispetto a una media europea del 53%. Un dato, quello nazionale, che aiuta a spiegare perché i figli italiani sono i «bamboccioni d’Europa». Che si tratti di maschi (96,3%) o femmine (93%), il 94,8% di loro continua a vivere con i genitori. E’ l’indice più alto a livello Ue. Nessuno all’interno dell’Unione fa così fatica ad andarsene di casa. Come si impiega il tempo tra le mura amiche? Davanti ai videogiochi, attività svolta da un figlio su due (50,1%).
Per i pochi under 25 «fortunati» con un lavoro, questo sembra essere sinonimo di «precariato». Eurostat non distingue tra contratti a tempo determinato e indeterminato, si limita a distinguere tra contratti a tempo e «non a tempo». Una dicitura, quest’ultima, che può includere anche eventuali partite Iva. Morale, solo un giovane su quattro (26%) nella categoria 20-24 anni riesce a dichiararsi «molto soddisfatto» della propria vita. Tutti dati che accendono i riflettori sul sistema Paese, dall’istruzione, alla formazione, al mercato del lavoro. Competenze nazionali, al pari di disfunzioni e necessità di correre ai ripari per invertire la rotta.
Maxi Concorso Agenzia delle Entrate: 4500 assunzioni, SCADE A BREVE, non perdere l’opportunità
Le cose vanno leggermente meglio per quel 5,1% di italiani tra i 25 e i 29 anni. Di questi poco più di tre milioni di persone, tre su dieci (936.432, il 31,2%) hanno una laurea, e sei su dieci un lavoro. Il tasso nazionale (60,8%) qui però risulta il più basso dell’Ue, ultimo nella speciale classifica che mette a confronto i giovani degli Stati membri. Gli italiani tra 25 e 29 anni risultano «meno bamboccioni» di quelli sotto i 25 anni, ma comunque sette su dieci di loro (71,1%) continua a rimanere a casa con mamma e papà, a fronte di un media Ue di quattro su dieci (42,1%). Non mancano coraggiosi e intraprendenti che cercano di sistemarsi all’estero. A guardare il tasso italiano (15,9% dei 24-29enni), il dato appare tra i più bassi in Europa. Ma convertito in termini assoluti i 478.167 emigrati di ultima generazione a fine 2022 rappresentano il quarto maggiore flusso in uscita dopo quello tedesco, spagnolo e francese. (Fonte)