l’Università degli Studi di Palermo si trova al centro di un acceso dibattito in seguito alle affermazioni di Gandolfo Dominici (non nuovo a questo tipo di pensiero), professore associato di Economia e Gestione delle Imprese (SECS-P08) presso il Dipartimento di Scienze Economiche, Aziendali e Statistiche.
Dominici accusato di sostenere posizioni No-vax e diffondere teorie complottiste, mettendo in discussione la reputazione dell’istituzione accademica.
Uno degli episodi più recenti che ha attirato l’attenzione dei media e del pubblico è stata la sua dichiarazione riguardante la presunta connessione tra il vaccino per il COVID-19 e un incidente con un autobus elettrico a Mestre, notizia ripresa anche dal direttore Enrico Mentana. Questa affermazione ha sollevato molte domande e ha portato a una crescente preoccupazione tra gli studenti, il corpo docente e la comunità accademica in generale.
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È importante sottolineare che, secondo le informazioni ricevute, Gandolfo Dominici sembra essere un sostenitore convinto delle teorie No-vax, che mettono in dubbio l’efficacia e la sicurezza dei vaccini contro il COVID-19. Queste teorie, ampiamente smentite dalla comunità scientifica, hanno generato confusione e diffidenza tra la popolazione.
La questione è diventata così delicata che molti si sono chiesti se debba essere preso in considerazione un appello alla commissione disciplinare dell’Università per esaminare il comportamento del professore Dominici. È fondamentale notare che l’Università degli Studi di Palermo è un istituto di alta formazione, dove la ricerca scientifica e l’educazione di qualità sono valori essenziali. Pertanto, il coinvolgimento di un docente che promuove idee contrarie alla scienza e alle migliori pratiche mediche può avere gravi conseguenze sull’integrità dell’istituzione.
La libertà accademica è un principio fondamentale nelle università di tutto il mondo, e il dibattito aperto e l’espressione di opinioni diverse sono elementi essenziali della ricerca e dell’istruzione. Tuttavia, questa libertà viene accompagnata dalla responsabilità di condurre ricerche basate su evidenze scientifiche e di evitare la diffusione di teorie complottiste che mettono in pericolo la salute pubblica.
Mentre solleviamo il caso e lo portiamo alla conoscenza del pubblico, dobbiamo riconoscere che ognuno è libero di farsi la propria idea. Tuttavia, è fondamentale che la governance dell’Università e i rappresentanti accademici prendano in considerazione le preoccupazioni della comunità studentesca e docente. È giunto il momento di affrontare apertamente la questione e di garantire che l’istituzione mantenga la sua integrità e il suo impegno verso l’eccellenza accademica.
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In un mondo in cui la disinformazione e la confusione sono sempre presenti, le istituzioni educative devono rappresentare un faro di conoscenza e di verità. Speriamo che le autorità dell’Università di Palermo affrontino con serietà la situazione e assicurino che la loro istituzione continui a essere un luogo in cui la scienza, la ricerca e l’educazione sono al centro di tutto. La reputazione e il futuro dell’Università dipendono da come verrà gestito questo caso.