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Mercato degli affitti universitari in calo, le grandi città resistono


Il mercato degli affitti universitari, nel primo semestre dell’anno, sembra accusare i primi colpi della crisi. Secondo i dati diffusi da Tecnocasa in questi giorni, i canoni di locazione a livello nazionale hanno registrato una diminuzione dei valori dell’1,9% sui bilocali e dell’1,8% sui trilocali.

E così mentre la vendita di case diventa più lunga e a prezzi più contenuti, l’affitto vede un calo generale dei prezzi. A Messina o Palermo ad esempio i canoni non oltrepassano la soglia dei 350 euro per un bilocale e dei 150 euro per un posto singolo. La metà nostrana più ambita, per motivi logistici, sembra essere il villaggio di Santa Rosalia, vicino alla cittadella universitaria. Stesso copione per Bologna, altra storica città universitaria, dove i canoni vanno da una media di 550 euro per il piccolo appartamento ai 270 per una stanza, ma il posto letto può scendere fino a 150 euro se si sceglie la periferia della Bolognina. Prezzi simili a Napoli, Genova e Torino.

Un nuovo segnale di debolezza per il mercato immobiliare, dunque. Anche se tuttavia, pur in un contesto di domanda e canoni in flessione, come spesso accade le grandi città sembrano non risentirne. A Roma o Milano, infatti, si arriva a sborsare fino a 450 euro per un semplice posto letto (cifra nettamente superiore rispetto al Sud) e fino a 1.200 per un bilocale. Cara anche Firenze, con bilocali che non scendono sotto la quota dei 600 euro.

Eppure, è bene precisarlo, sembra essere diminuita la quota di chi cerca casa per motivi di studio. Il 56,4% di coloro che hanno ricercato una casa in affitto lo scorso anno accademico lo ha fatto per trovare un’abitazione principale, seguono coloro che si sono trasferiti per lavoro (37,8%) ed infine i ragazzi che hanno cercato un’abitazione per motivi di studio (5,8%). Da un lato sembra pesare la crescita del resto del mercato locativo, ma, notano da Tecnocasa, «tra le spiegazioni ci potrebbe essere la nascita di numerose residenze universitarie e la scelta di università più vicine alla regione di origine, complice la crisi economica delle famiglie».

In genere, poi, gli studenti che hanno già scelto l’ateneo da frequentare iniziano le ricerche per trovare la casa in affitto nel periodo di luglio o nei mesi di settembre ed ottobre, quando sono terminati i test di ammissione. Sono questi i periodi in cui le richieste di appartamenti in affitto raggiungono livelli elevati. Oltre alla vicinanza (o a buoni collegamenti) con l’università assumono sempre più importanza «un arredamento dignitoso e il riscaldamento autonomo – proseguono da Tecnocasa -, elemento quest’ultimo valutato nell’ottica di un contenimento dei costi. Sempre più apprezzata anche la presenza di un collegamento Adsl».

Non tramonta infine la tendenza, da parte dei genitori,«ad acquistare l’immobile invece di pagare l’affitto per tutto il periodo degli studi – concludono -, e questo avviene soprattutto se si hanno più figli iscritti all’università. Anche gli investitori, nonostante l’aggravio fiscale degli ultimi tempi, sono ancora propensi ad acquistare un’abitazione nelle zone universitarie».

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