Aumento della disoccupazione, sia per i laureati triennali che per quelli magistrali, crescita del precariato e una parallela contrazione delle retribuzioni. È questa la stima targata AlmaLaurea 2014 che ha presentato a Bologna il sedicesimo rapporto sulla condizione occupazionale dei laureati. L’indagine che ha coinvolto circa 450 mila laureati mostra un quadro tanto drammatico quanto sconfortante con il tasso di disoccupazione tra gli under 29 che l’anno scorso ha sforato il 28 per cento.
Insomma i giovani, qualunque sia il loro livello di istruzione, incontrano moltissime difficoltà nell’inserirsi nel mondo del lavoro. E allora? Non conviene più andare all’università? Secondo il rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati 2014, la percentuale di disoccupazione a un anno dal conseguimento del titolo fra i laureati triennali rispetto all’anno scorso è aumentata di quasi 4 punti, arrivando al 26,5 per cento, mentre fra quelli magistrali è passata dal 21 al 23 per cento.
Un incremento dal 21 al 25 per cento si è verificato anche tra i laureati magistrali a ciclo unico, segno che percorsi di studio come Medicina, Architettura, Veterinaria e Giurisprudenza non sono più scelte così “sicure”.
Ma chi riesce a trovare un’occupazione quanto porta mensilmente a casa? A un anno dal titolo i laureati triennali guadagnano in media 1.003 euro (-5 per cento rispetto all’anno scorso), quelli magistrali 1.038 (-3 per cento) e quelli a ciclo unico 970 (-6 per cento). E nel quinquennio 2008-2013 le retribuzioni reali sono diminuite per tutti di circa il 20 per cento.
Non tutto il male vien per nuocere, si dice. E così la stima migliora decisamente nel lungo periodo. Il tasso di disoccupazione, a cinque anni dalla laurea, è dell’8 per cento per i laureati triennali, dell’8,5 per i magistrali e del 5 per cento per quelli a ciclo unico. Non prima, però, di aver superato ostacoli e subito porte in faccia.