L’iscrizione “conosci te stesso”, rintracciabile nel tempio di Apollo a Delfi, l’ex “ombelico del mondo”, ha avuto nel corso della storia varie interpretazioni. La filosofia ha analizzato accuratamente questo concetto attraverso suoi autorevoli esponenti che nel corso dei secoli hanno confrontato le loro idee.
Quello che però a noi preme di più è interpretare tale iscrizione non tanto attraverso gli occhi dei filosofi quanto piuttosto attraverso i nostri occhi, cogliendo cosa, da questa perla di saggezza potremmo imparare.
Cosa significa realmente “conoscere se stessi”? sembra quasi un’affermazione o una domanda scontata, priva di significato… certo che conosco me stesso… mi chiamo Alessandro Chiolo, sono nato a Palermo il 19/03/1974… etc… etc… addirittura, facendo un po’ di attenzione potrei anche ricordarmi i giorni e le date più importanti della mia vita, quindi figuriamoci se non conosco me stesso.
Beh, in realtà il senso del “gnoti s’autòn” (questa l’espressione greca utilizzata) riveste un significato un tantino più profondo di ciò che precedentemente ho detto, e di conseguenza un qualcosa di più complesso da rintracciare e tanto meno potere realmente comprendere.
Il “conoscere se stessi” indica innanzi tutto una conoscenza approfondita di sé e del proprio Io, che ordinariamente è volta a rintracciare quali sono i propri “limiti”, al fine di cogliere naturalmente le proprie potenzialità. Ebbene sì, il conoscere “me” stesso implica un’indagine approfondita su chi realmente sono e su cosa realmente posso fare o sapere. La vera conoscenza di sé passa attraverso la conoscenza del “confine” entro cui una persona può spingersi. Capite bene che posto in questi termini il “conosci te stesso” non è così scontato come qualcuno potrebbe erroneamente pensare dato che spesso ognuno di noi ritiene di essere quasi infallibile, perfetto e onnisciente. Chi conosce realmente se stesso è innanzi tutto consapevole della propria finitezza e dunque della propria imperfezione. Sapere di essere imperfetti, incompleti, finiti e non assoluti è la condizione necessaria per potersi spingere oltre.
Conoscere se stessi è il presupposto necessario per potersi migliorare, chi sa quali sono i suoi limiti può migliorarsi, a differenza di chi non conoscendosi e non conoscendo i propri limiti, ritiene inopportunamente di non doversi migliorare.
Chi veramente conosce se stesso sa che può solo migliorarsi nonostante ad esempio le sue già approfondite conoscenze anche perché consapevole della loro indubbia parzialità. Chi conosce realmente se stesso sa che dal confronto con gli altri può solo imparare proprio perché non assoluto, non unico e solo, ma parte di un tutto molto più complesso e articolato.
Chi conosce realmente se stesso non è arrogante nonostante ad esempio la sua preparazione perché consapevole di avere comunque dei limiti. Chi conosce se stesso è per questi motivi “umile” ed aperto al dialogo con gli altri, al confronto, all’arricchimento dato dal rapporto con l’altro, dal confronto di idee. Chi conosce se stesso non si chiude nei meandri del proprio Io proprio perché cosciente di quanto questo Io risulti incompleto e parziale.
Volete adesso un esempio concreto della veridicità di ciò che sto dicendo? Solitamente ai miei alunni faccio un esempio che posso riproporre qui perché vale per il mondo della scuola come per quello dell’università o per quello più generale del mondo del lavoro e nel complesso dell’intera vita. Quando incontrerete nella vostra vita una persona arrogante, sappiate che probabilmente quella persona non si conosce , ha capito anzi ben poco di sé e degli altri. Solitamente questa persona non solo non si conosce ma l’arroganza cela una non indifferente ignoranza.
Chi conosce se stesso, credo che per definizione non possa essere arrogante, anzi tutt’altro proprio perché si riconosce come “persona” e non “individuo” .
Volete un approfondimento sulla differenza tra “individuo” e “persona”? Posso anticiparvi che se vorrete sarà argomento del prossimo articolo e dirvi che tale differenza investe l’intera nostra società, una società oggi con tanti, tantissimi problemi legati forse proprio al fatto di essere troppo “individualistica”.
Concludendo l’articolo di oggi allora stiamo attenti, impariamo a conoscerci e non illudiamoci di essere assoluti.