13 Marzo 2025

La storia del caso di Garlasco dall’inizio: perché dopo anni si torna a parlare dell’omicidio di Chiara Poggi?

La vicenda dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nel 2007 a Garlasco, ha portato alla condanna definitiva di Alberto Stasi nel 2015. Oggi il caso si riapre con nuovi accertamenti.

caso Garlasco
caso Garlasco- fonte: redazione

Il 13 agosto 2007, a Garlasco, un piccolo comune in provincia di Pavia, si consumava un omicidio destinato a diventare uno dei casi di cronaca nera più discussi in Italia. Chiara Poggi, 26 anni, veniva trovata senza vita nella sua abitazione. La vicenda scatenò un’ondata di attenzione mediatica e diede il via a un complesso iter giudiziario che portò, nel 2015, alla condanna definitiva di Alberto Stasi, all’epoca fidanzato della vittima, attualmente detenuto nel carcere di Bollate, a Milano.

Un Nuovo Sospettato e il Ruolo delle Prove Scientifiche

A distanza di dieci anni dalla condanna di Stasi, il caso torna sotto i riflettori con l’iscrizione nel registro degli indagati di Andrea Sempio, all’epoca dei fatti 19enne e amico del fratello minore di Chiara. Già tra il 2016 e il 2017 il suo nome era emerso nelle indagini a causa della presenza di tracce di DNA sotto le unghie della vittima. Tuttavia, la quantità di materiale genetico non fu considerata sufficiente per una comparazione attendibile, portando all’archiviazione del procedimento. Oggi, grazie a nuove tecniche forensi, quei campioni sono stati nuovamente analizzati e l’11 marzo Sempio si sottoporrà a un test del DNA per confermare l’appartenenza di quelle tracce genetiche.

Le Prime Ore dell’Indagine e le Incertezze

L’omicidio avvenne tra le 10:30 e le 13:00 del 13 agosto, con una probabile finestra tra le 11:00 e le 11:30. Alberto Stasi chiamò i soccorsi mentre si dirigeva in auto verso la caserma dei carabinieri, raccontando di aver trovato il corpo della fidanzata nella villetta di famiglia. La scena del crimine presentava tracce di sangue sparse, in particolare vicino alle scale che conducevano alla cantina, luogo del ritrovamento del cadavere. Tuttavia, l’inchiesta iniziale fu segnata da numerose lacune investigative: le scarpe di Stasi furono sequestrate solo il giorno successivo e risultarono inspiegabilmente pulite, mentre le impronte della vittima non vennero immediatamente rilevate, rendendo necessaria l’esumazione del corpo per ulteriori analisi.

Il Ruolo Chiave della Perizia e la Condanna di Stasi

Una delle prove più controverse riguardò la capacità di camminare su un pavimento coperto di sangue senza lasciare tracce evidenti. Le perizie iniziali stabilirono che ciò fosse possibile, contribuendo all’assoluzione di Stasi nei primi gradi di giudizio. Tuttavia, una nuova perizia ribaltò le conclusioni precedenti: le probabilità che un individuo non lasciasse segni erano di una su un milione. Inoltre, si scoprì un’impronta insanguinata di una mano sul pigiama di Chiara Poggi, dettaglio sfuggito per anni. L’accusa sostenne che Stasi avesse toccato la vittima dopo l’omicidio per poi lavarsi le mani, trovando conferma nell’impronta rilevata sul dispenser del sapone. Nel 2015 la Corte di Cassazione confermò definitivamente la sua condanna a 16 anni di carcere per omicidio volontario.

Il Ritorno del DNA e la Riapertura del Caso

Nel 2016, una perizia difensiva rivelò che il DNA ritrovato sotto le unghie di Chiara Poggi apparteneva a una persona estranea all’indagine: Andrea Sempio. Questo portò la Procura di Pavia ad aprire una nuova inchiesta, successivamente archiviata nel marzo 2017 per insufficienza probatoria. Tuttavia, recenti approfondimenti scientifici hanno spinto gli inquirenti a riaprire il fascicolo, notificando un nuovo avviso di garanzia a Sempio.

Con gli ultimi sviluppi, il caso di Garlasco torna prepotentemente al centro dell’attenzione. Gli esami previsti nei prossimi giorni potrebbero segnare una svolta clamorosa, mettendo in discussione una condanna già pronunciata o confermando definitivamente l’iter giudiziario seguito finora. Le risposte arriveranno presto, in un caso che ancora oggi continua a dividere l’opinione pubblica.

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