Schettino che fa lezione in un’università. Apriti cielo…
Ma in che Paese siamo? Come si può permettere all’ex Capitano della Concordia di parlare davanti agli studenti della Facoltà di Medicina a “La Sapienza” di Roma per approfondire il tema della gestione del panico per un master in scienze criminologiche?
A prescindere dai distinguo e dalle ire (e dall’articolo chiarificatore di Wired), è evidente che quanto avvenuto agli inizi di luglio a Roma sia stato mortificante e deprecabile.
Innanzitutto, perché Schettino ha affrontato l’argomento del panico per dieci minuti proprio in relazione al naufragio di quel maledetto 13 gennaio 2012, come se ciò che accadde allora è possibile catalogarlo sotto la dicitura “incidente”.
Ora, al di là della condanna del ministro dell’Istituzione, Stefania Giannini («fatto sconcertante»), del deferimento del docente universitario che ha invitato Schettino a tenere il seminario e delle dure parole del rettore dell’ateneo romano, Luigi Frati («iniziativa autonoma ed indegna»), bisognerebbe riflettere sullo stato di degrado progressivo in cui versa la percezione della realtà da parte della società.
Appena qualche giorno fa, infatti, si è concluso l’ultimo viaggio della Concordia dall’Isola del Giglio a Genova, dove la nave sarà smantellata, come se fossimo innanzi all’Andrea Doria rediviva, dimenticandoci che, suo malgrado, fu la tomba di trentadue persone.
E oggi questa storiaccia, il cui scenario – sempre inconsapevolmente – è l’università, luogo che dovrebbe essere sempre salvaguardato e protetto dall’attenzione e dall’attrazione morbose verso la tragedia. Perché la sapienza, quella vera, non ha nulla a che vedere con il gusto del kitsch.
Intitolate una targa anche a lui, considerato che non si studiano i nostri martiri ma si propaganda una cultura che favoreggia il narcisismo, l’egopatia ed i suicidi per puro egoismo presuntuoso.