Uno sciopero alla rovescia, è la forma di protesta messa in atto dai ricercatori precari dell’Università degli Studi di Palermo. Lo comunica il Coordinamento Ricercatori Non Strutturati Universitari.
«In una regione – scrivono in una nota – in cui giornalmente assistiamo a manifestazioni per stabilizzazioni a tempo indeterminato, investimenti a pioggia e fondi comunitari che ritornano al mittente, sentiamo, profondo, il bisogno di affermare le nostre ragioni. Un paese che non investe sul mondo della conoscenza non ha un futuro riconoscibile. Siamo in tanti, i ricercatori non strutturati di Palermo: chi ha terminato da anni il dottorato di ricerca, chi da più di dieci anni passa da un contratto all’altro (anche con pause lunghe tra un bando e l’altro)».
Dal Coordinamento aggiungono, inoltre, che «fare ricerca oggi non significa solamente stare in laboratorio a condurre esperimenti, ci impegniamo a fare anche tanto altro: scrittura di progetti di ricerca, didattica, assistenza a studenti che affrontano il faticoso percorso della tesi di laurea, rendicontazione di progetti scientifici… e per ultima in elenco, ma prima per importanza la pubblicazione dei nostri lavori su riviste e conferenze internazionali.
Da anni stiamo assistendo al depauperamento del mondo della conoscenza: In questi ultimi anni abbiamo fatto salti mortali per poter portare a compimento i risultati delle nostre ricerche e dei nostri progetti. Adesso, scadono molti contratti e ci troviamo a riflettere insieme, come comunità che condivide lo stesso problema e la stessa volontà: contribuire a migliorare il livello scientifico del nostro ateneo senza essere costretti a dover fare le valigie (l’importanza della parola opportunità).
La nostra non è una battaglia che si misura sulla bilancia dell’egualitarismo di destinazione. Nessuno nasconde che un giorno vorremmo tutti quanti avere un futuro stabile nel mondo della ricerca, ma oggi vorremmo solo avere l’opportunità di potere misurare la nostra validità, la nostra esperienza. Abbiamo deciso di attuare da oggi, sulla scorta della mobilitazione nazionale, lo sciopero alla rovescia. Continueremo a lavorare nei nostri laboratori, a condurre le nostre ricerche, a fare lezione con lo scopo di sensibilizzare tutti alla nostra battaglia anche senza contratto».
Nel corso delle attività i ricercatori indosseranno una maglietta rossa con la scritta ricerca_precaria «per ricordare a chi assiste alle nostre attività, che la nostra ricerca è costantemente in balìa di eventi che non dipendono direttamente da noi. Non vogliamo scendere nei dettagli tecnici, elencare sigle come RTDa, RTDb, Abilitazione Scientifica Nazionale, sigle ben conosciute dagli addetti ai lavori. Vogliamo che sia chiaro che – concludono – è in ballo il nostro futuro e il futuro di una intera generazione che ha puntato tutto sulla ricerca, sul duro lavoro, sull’approfondimento sistematico. Dateci la possibilità di spiegare le nostre ali».