Priorità alle scuole, che devono ripartire “a settembre tutte, in sicurezza, senza differenze e senza distinguo”, anche perchè, nel pieno dell’epidemia “chiuderle è stata la decisione più difficile, anche a livello personale”.
E poi proseguire con “prudenza e cautela” con le riaperture delle attività”: già nel prossimo Dpcm via libera alle fiere e alle navi da crociera “che sono un pezzo importante del mondo economico del nostro Paese e che possono tornare a lavorare dentro il perimetro del rispetto delle regole”.
Sono i punti salienti del discorso che oggi al Senato ha tenuto il ministro della Salute, Roberto Speranza, durante l’informativa sui prossimi passi del Governo nella ‘Fase 3’ della pandemia.
Il primo pensiero e’ a bambini e ragazzi: “Il lockdown non sara’ finito nel nostro Paese fino a quando tutte le scuole non potranno riaprire”.
Oggi e’ stato firmato il protocollo di sicurezza tra ministero dell’Istruzione e “le forze sociali e questo è un altro passo avanti in questo percorso”.
Ma c’e’ ancora molto da fare: ad esempio ripristinare “una relazione organica, non episodica e strutturata tra l’universo della salute e l’universo della scuola. Un legame che e’ esistito nella storia del nostro Paese: nel 1961 fu introdotta una norma sulla ‘medicina scolastica’, che si è poi persa negli anni ’90, in una stagione di tagli”.
Seppure non si può tornare a quell’organizzazione “il tema di fondo di una relazione strutturata tra i distretti sanitari e i plessi scolastici è importante, soprattutto in questo momento”, ha sottolineato il titolare del dicastero. “Se c’è una questione di natura sanitaria – ha osservato – c’è bisogno che chi ha competenza in questo ambito sia a fianco di presidi e insegnanti per gestire la vicenda. Non possiamo lasciarli soli“.
Anche se “il giudizio sulla fase di riapertura cominciata il 4 maggio è positivo, appena tornano i contatti tra le persone aumenta la possibilità del contagio”: quindi le tre regole fondamentali rimangono fisse, scolpite nella pietra: “Mascherine, distanziamento sociale e lavaggio frequente delle mani”.
Un mantra che – ha assicurato Speranza – “ci accompagnerà ancora in agosto e nella stagione autunnale” e che sarà il caposaldo del prossimo Dpcm. “I numeri ci dicono che la curva, nonostante le ripartenza, per una prima fase significativa ha continuato a piegarsi dal lato giusto.
Da qualche settimana si registra una sostanziale stabilità ma ancora il virus circola, e i cluster emergono”, avverte il ministro. Per dirla in una frase: “L’italia sta meglio di aprile e maggio, ma la sfida non e’ vinta e non possiamo ritenerci al sicuro”.
Vero, “siamo la nazione messa meglio in Europa e questo dato ci viene riconosciuto a livello internazionale”, ma “non siamo fuori dalla tempesta”.
Anche perché tutto intorno, nel mondo, “è il momento più difficile”: in Spagna e in Germania si raggiungono numeri che ricordano i periodi più bui dell’epidemia e nel resto del globo si viaggia a “1 milione di contagi a settimana e 700mila morti”.
L’unica cosa da fare, allora, è implementare “il sistema monitoraggio e prevenzione, affinché ci metta nelle condizioni di poter intervenire” appena scoppia un focolaio.
Ed essere uniti: “Il buon risultato sul tasso di incidenza di 5,7 casi ogni 100mila abitanti, certificato dall’Acdc (dove la Germania è a quota 8, la Francia 19 e la Spagna 53) è di tutti, ossia dei cittadini, delle istituzioni e degli operatori sanitari”. Quindi – esorta Speranza – la politica non si divida sulle tre regole che sono essenziali per continuare con prudenza le riaperture indispensabili che abbiamo intenzione di fare”.
La vittoria definitiva contro il Covid arriverà solo quando ci sarà un vaccino.
Ma anche su questo il ministro ha voluto dare una nota positiva ai colleghi del Senato: le “prime dosi“, di quello che è’ arrivato alla fase di sperimentazione più avanzata “le avremo entro la fine del 2020“.
Si tratta di un “candidato vaccino studiato all’Università di Oxford ma in parte italiano perché il vettore virale è stato prodotto da un’azienda di Pomezia (Roma)”.
Nel frattempo, l’Italia è in prima linea con la Commissione europea per chiudere i contratti con le principali case farmaceutiche del mondo, in modo tale che “appena una delle compagnie ci dà una notizia positiva, saremo nelle condizioni di poter usufruire del vaccino”.
Quanto ai verbali del Comitato Tecnico scientifico richiesti dalla Fondazione Einaudi e pubblicati, Speranza ribadisce “la linea della trasparenza: è una regola che ci siamo dati e che manterremo. Un valore a cui non intendiamo assolutamente rinunciare”.
Infine ci sarà da recuperare il tempo perso su tutte le altre cure per le patologie che il Covid ci ha costretto a tralasciare, ossia gli screening, gli interventi chirurgici e le prestazioni diagnostiche: nel prossimo “Dl agosto” – ha assicurato Speranza – “sarà stanziato su questo punto mezzo miliardo. (agi)
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