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“Io non mi sento italiano”. La lettera-sfogo dello studente Luigi


Io non mi sento italiano. No, non voglio soltanto citare Gaber: io proprio non riesco a dire, senza vergognarmene, di essere italiano.

Il perché proverò a spiegarlo proprio tramite questo articolo.

L’Italia è quel magico paese in cui la mattina vigono tutte le misure di contenimento anti-covid mentre la sera viene attuata una sorta di versione soft del film “the purge”: per usare un francesismo ognuno fa quel che vuole. 

L’Italia è quel magico Paese in cui per certi politicanti il Covid esiste solo quando bisogna scagliarsi contro i migranti gridando all’invasione di infetti. 

L’italia è quel magico Paese in cui si parla di scuola solo quando i genitori non hanno un posto in cui “parcheggiare” i figli per andare a lavoro, tanto alla fine del resto a chi importa? 

A chi importa se siamo giunti ad agosto ed ancora noi studenti siamo col fiato sospeso sulle modalità di rientro? (possibile rientro in presenza, didattica mista, didattica a distanza o, più probabile, qualche girone infernale creato appositamente).

A chi importa se ordinanza dopo ordinanza si sta distruggendo il ruolo sociale della scuola e dell’università? Eh si, perché scuola e università non devono essere intese come deputate unicamente alla trasmissione del sapere. Si parla di banchi singoli, distanziamento, ricreazione da seduti, entrate scaglionate ed ovviamente niente assemblee. Le nostre scuole e le nostre università, lo sappiamo bene, sono molto di più e noi non meritiamo tutto questo specialmente se una volta usciti da queste, per tornare a casa, si salirà su quei stessi mezzi pubblici riempiti a tappo e la sera si potrà tranquillamente andare in un pub o in un club. 

A chi importa se plausibilmente i nuovi studenti non potranno conoscere né i propri compagni e colleghi né i propri docenti di presenza ma si dovranno limitare a fredde lezioni a distanza? 

Insomma di tutto questo importa veramente poco ai più. Alla fine quest’estate è stato più importante riaprire le discoteche rispetto a fare cautela guardando a settembre. 

Ma sapete che c’è? A me tutto questo fa schifo. Rientro nella categoria di quei pochi “deficenti” a cui di tutto questo importa. Per questo posso dire che io oggi NON riesco a sentirmi orgogliosamente italiano.

Luigi

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