Dopo l’emergenza sanitaria da Covid-19 anche gli atenei italiani hanno dovuto reinventarsi per continuare a garantire il diritto allo studio a tutti gli universitari iscritti. Se a settembre nella maggior parte dei casi si potevano seguire le lezioni in presenza o online, con il nuovo DPCM tutte le università hanno nuovamente richiuso i battenti per tutti gli studenti iscritti agli anni successivi al primo.
Nel corso dell’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Luiss Guido Carli di Roma, il presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte ha spiegato le ragioni di questa scelta e speso importanti parole sul valore della formazione e della ricerca. Vediamole insieme.
Coronavirus: lezioni in presenza solo per le matricole
La pandemia da Covid-19 non ha risparmiato proprio nessuno. Dopo una chiusura completa avuta durante il lockdown generalizzato, gli atenei italiani hanno avuto carta bianca per riorganizzare al meglio l’erogazione della didattica a partire dal mese di settembre. Così, nella maggior parte dei casi per la ripresa delle attività didattiche si è tentato di garantire la doppia erogazione della didattica tra lezioni in presenza e video lezioni da casa attraverso un sistema di turnazioni. Con il nuovo DPCM che ha visto l’Italia divisa in aree diverse, il mondo universitario ha subito un’ulteriore stretta richiudendo nuovamente e garantendo la presenza solo alle matricole.
Per Giuseppe Conte, presidente del Consiglio, infatti, è stato fondamentale dare una deroga agli studenti universitari iscritti al primo anno per seguire le lezioni in presenza. Durante il suo intervento tenuto in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Luiss Guido Carli di Roma ha spiegato le ragioni di tale scelta partendo dalla sua esperienza: “Ricordo il mio primo anno alla Sapienza, e il senso di disorientamento. Nella consapevolezza di quanto sia decisivo il contatto umano e intellettuale, stare in presenza e guardarsi negli occhi, abbiamo deciso di inserire questa deroga, ma solo per gli studenti del primo anno, perché sono quelli più a rischio dispersione secondo le statistiche. Con il contributo e l’impegno di tutti sono certo che sapremo superare ancora una volta le sfide che la pandemia ci mette di fronte. L’anno che ci aspetta non è semplice“. Per il Premier, inoltre, si può parlare di rilancio solo se si considerano fondamentali la ricerca e la formazione e per questo il recovery fund sarà sicuramente utile per gli investimenti.
Università: il progetto di Giuseppe Conte in quattro punti
In collegamento da Palazzo Chigi, il premier Conte ha dichiarato che è fondamentale recuperare il gap che l’Italia ha rispetto ad alcuni paesi europei. Per questo l’Italia ha bisogno di “laureati professionali con competenze immediatamente spendibili sul mercato del lavoro”. Come riuscirci? Tra i numerosi progetti annunciati, sicuramente attraverso “borse di dottorato dedicate ai programmi dell’industria e del terziario”. Rafforzare il rapporto tra mondo universitario e imprese, infatti, è importante per garantire competenze sempre aggiornate nel mercato del lavoro. Sempre durante il suo intervento ha condiviso il suo progettoper le università in quattro punti: “Favorire ricerca integrata multidisciplinare e complessa; rafforzare la ricerca di base, che è un tassello fondamentale; promuovere la ricerca, perché gli studiosi devono essere stimolati a dare utilità alle ricerche confrontandosi col tessuto produttivo; e infine avvicinare la ricerca alla formazione, perché il mercato del lavoro pretende competenze sempre aggiornate“.