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Chiostro e Chiesa della Magione. Continua il viaggio delle Malìa Vibes


Stavolta Marta e Giulia ci portano a fare un giro dalle parti della Magione…a loro “la parola”!

“Una per la Fede, una per la Carità”.

Ci spiegava con gli occhi accesi di passione, indicando le due statue sopra il portale barocco che precede l’ingresso alla Basilica della Magione.

Era un ragazzo molto giovane, in quella fase dell’adolescenza dove sei uomo dentro ma bambino fuori.

Insieme ad un suo compagno, era lì per accompagnare i visitatori in occasione delle Vie dei Tesori. “Possiamo continuare? Oh, sono arrivate altre persone, devo per forza rispiegare questa cosa!” Lo diceva con pazienza ed allegria e con quella spontaneità tipica dell’età dell’innocenza. Ed io, che impazzisco per i particolari, mi divertivo ad osservare la purezza con la quale raccontava il suo sapere. Il suo vero nome è Chiesa della Santissima Trinità ma nel 1197 fu ceduta all’ordine dei Cavalieri Teutonici.

⠀Divenne la sede del precettore generale dell’ordine, del quale divenne la “mansio” o magione, dal latino “dimora”. Furono le mani esperte di artisti islamici a realizzarla. Si dice che sia stata costruita inglobando una struttura religiosa preesistente: una moschea.

D’un tratto, mentre mi perdo tra le arcate del chiostro cullata dalla magia del posto, vedo un bellissimo fiore rosso. Brillava così forte il suo colore, tra l’avorio delle arcate e il verde scuro delle piante. ⠀

Mi stacco dal gruppo e mi avvicino a lui: lo sfioro, lo fotografo, sento il suo profumo. Guardo da lontano quel giovane ragazzo e poi ritorno a lui. E penso a quanto sia bello essere quel fiore per qualcuno: un’iniezione di colore e di vita in un giorno come tanti. Lo era stato quel giovane ragazzo per noi, con la sua vitalità.⠀

Vorrei esserlo io, per le persone a cui ho dato il cuore.

Vorrei che lo fosse Malía Vibes, per ognuno di voi.

Con il cuore,

Giulia

⠀Ps: Sapevate che il pozzo al centro del chiostro, portato lì soltanto nel 1943, non è altro che una pietra sepolcrale risalente al 1353, posta sulla tomba di un giovane ebreo palermitano di nome Daniele?

⠀Se vi avvicinate, potete leggere un’iscrizione che recita: Nella sua arca giace ancor vegeto Daniele, figlio di Rabbi Saadia. La sua anima sia custodita nello scrigno della vita. Su di lui il bene e il riposo dell’anima. Il suo riposo sia nella gloria.


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