INFLUENZA: La corsa al vaccino e le misure anti-pandemia in Sicilia hanno sconfitto i virus più comuni.
L’arrivo del vaccino anti-Covid in Italia “non deve significare una riduzione delle misure che fino ad oggi abbiamo seguito (mascherina, lavaggio delle mani e distanziamento), almeno fino a quando non avremo raggiunto l’immunità di popolazione” e “questa dipende dalla velocità con immunizzeremo la popolazione. Quindi per buona parte del 2021 dovremmo rispettare le misure”.
Gli esperti: ” Precauzioni utili anche quando sarà finita la pandemia”
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sull’attenuazione dell’influenza nel contesto della pandemia.
Per la prima volta la Sicilia è influenza-free
Da novembre a oggi non si è registrato nemmeno un caso di contagio da comuni virus di tipo A e B che ogni anno mandano in Rianimazione decine di anziani.
«Anche nel dopo-Covid — consiglia il professore Francesco Vitale, direttore del laboratorio di Epidemiologia clinica — bisogna continuare a curare l’igiene delle mani, tossire nella piega del gomito o indossare la mascherina nei luoghi affollati».
«Oltre che dell’influenza, c’è un abbattimento di tutte le altre patologie, come quelle causate da virus gastroenterici e altri comuni virus respiratori», dice Milena Lo Giudice, pediatra di libera scelta a Palermo e coordinatrice nazionale dell’area etico-sociale della Federazione italiana pediatri.
Perché potremmo avere meno casi di influenza
I motivi che potrebbero portare ad avere, nella stagione fredda 2020-2021, un numero di malati d’influenza molto inferiore al solito sono diversi. A partire ovviamente dalle precauzioni anti-contagio che la grandissima maggioranza delle persone sta rispettando: indossare le mascherine, mantenere la distanza interpersonale, arieggiare spesso gli ambienti, limitare al massimo il numero di contatti stretti, non incontrare altre persone se si hanno sintomi, e molti altri.
Ma oltre a questo, che anche la rivista Nature ha descritto come un epocale esperimento collettivo sulla circolazione dell’influenza, ci sono altri fattori concomitanti.
Come per esempio la drastica riduzione dei viaggi internazionali, che potrebbe aver bloccato o rallentato di molto lo scambio di virus tra i due emisferi. Impedendo al patogeno che circola in quello nord durante l’inverno boreale di raggiungere l’emisfero australe, e viceversa.
Vaccinazione anti influenzali
Poi, ancora, c’è la questione delle vaccinazioni antinfluenzali, che potrebbe avere da sola un peso uguale o superiore a tutto il resto. In Australia, per raccontare un caso specifico, durante la pandemia si sono vaccinati contro l’influenza 7,3 milioni di persone, contro i 4,5 e 3,5 milioni dei due anni precedenti. E in tutta la stagione invernale (la nostra estate) su più di 80mila test eseguiti tra l’Australia stessa, il Cile e il Sudafrica sono stati trovati appena 51 casi di influenza vera e propria.
“Complessivamente anche per l’Italia ci aspettiamo una diminuzione dei casi di influenza rispetto agli anni scorsi”, ha confermato Cricelli. “Così come siamo fiduciosi che le misure facciano diffondere meno il Sars-Cov-2, lo stesso dovrebbe accadere anche agli altri virus che stanno alla base delle malattie respiratorie”.
Non è facile quantificare, però, l’effettivo impatto della vaccinazione. “Ora la campagna antinfluenzale è di fatto conclusa, per via della mancanza di ulteriori dosi vaccinali”, ha chiarito Cricelli.
“Mancano all’appello alcuni milioni di dosi, che sono state ordinate in ritardo oppure non consegnate. Nel complesso sono stati vaccinati tra i 14 e i 15 milioni di persone, tante quante sono le dosi effettivamente distribuite.
Con una precisazione: il vaccino contro l’influenza non ha alcun effetto sulle patologie non influenzali, su cui contano solo il distanziamento e le altre precauzioni”.
Si tratta di centinaia di altri virus, da quello del raffreddore comune a tutti quelli che determinano le cosiddette sindromi para-influenzali.