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La rinascita creativa di Borgo Strafalé. Una lezione di vita guidata da 4 super donne


Quella di Borgo Strafalé è una storia di rinascita, unita ad un pizzico di follia. Via 4 aprile, oggi più nota appunto come borgo Strafalé, nel profondo del quartiere Kalsa, presentava già esercizi commerciali da un anno, ma ora, dopo un leggero e semplice abbellimento artistico, Palermo sembra celebrare davvero come merita il luogo. “Sono bastati dei tavolini all’esterno, dei fiori e l’esposizione di ciò che si trovava dentro alle piccole perle artigianali”. Così ci dice Marco Amato, il curatore esterno e aiutante delle 4 donne protagoniste della rinascita della via. 

Prima di essere commercianti, Valentina Margiotta, Lavinia Sposito, Giusi Passamonte e Elonora Reina sono amiche. Tutte vengono da mondi così diversi rispetto alla lavorazione artigianale. Ma il filo della vita, con un percorso inaspettato, le ha portate tutte lì, a Borgo Strafalé. 

La storia delle 4 donne

Valentina, ad esempio, 44 anni, faceva la nutrizionista. Aveva 2 studi di successo: uno Monreale e uno Palermo. La sua vita era completa, ma le restava una passione che aveva sin da ragazza. Passione che dopo un viaggio in Indonesia e tra le rinomate stoffe del paese asiatico è ritornata. Oggi lavora creando vestiti per tante donne, di tutte l’eta.

Lavinia, anche lei 44 anni, a Borgo Strafalè propone le sue amate ceramiche. Da ragazza si laurea in chimica e ora i suoi studi ha deciso di metterli in pratica. Le sue eccellenze sono le minnuzze di vergine, usate come porta cioccolatini. Sì, perché Borgo Strafalé ha anche un importante negozio di cioccolatini.

Giusi, 36 anni, è una designer e ha deciso di portare le sue esperienze nel mondo degli accessori. Famose ormai a Palermo sono le sue creazioni di pelle, ma non solo, con la propria svolta green.

Eleonora, invece, di professione faceva l’architetto. Molti dei grandi progetti palermitani sono dietro la sua mente. Ma la sua vera passione era la pittura e l’arte. Oggi porta la sua creatività sulle stampe da tessuto.

Guardandole in foto, queste 4 donne ricordano la sintonia delle protagoniste della serie cult Desperate Housewives. Solo che loro, invece di giocare a poker su un tavolino, hanno deciso di portare la loro creatività a Strafalé. Hanno deciso di cambiare marcia e girare la ruota della propria vita.

Uno dei primi ad aver creduto al progetto è stata Marco Amato, artista a tuttotondo che passa dall’astrologia alla fotografia. Il signore Amato spesso aiuta le donne per eventi e si mette a disposizione per qualsiasi iniziativa.

L’intervista a Marco Amato: il supporter delle 4 donne

La storia di queste 4 donne sa di rinascita. Hanno avuto coraggio a buttarsi?

Assolutamente sì. Le mie amiche hanno finalmente pensato alle proprie passioni e inclinazioni. Erano tutte donne di successo, ma avevano ancora qualcosa da dire attraverso la loro creatività. Loro corrono come il vento e lavorano tanto, io mi occupo certe volte dell’abbellimento e del posto.

Perché si chiama Borgo Strafalé?

Via 4 aprile è storica perché era dimora di prostitute. Anche se inizialmente quella via si occupava di fabbricare zucchero. Appunto Strafalé significa “urlare”.

Si possono definire artiste le 4 donne?

Lo sono in ogni singola attività. Sono delle esperte nella loro eccellenze. Sono felice di essere loro amico e supporter. Sarebbero bello se tutti esprimessero le loro unicità.

A Palermo lo si fa poco?

Spesso noi palermitani, popolo di artisti, ci rassegniamo. Ci chiudiamo in noi stessi e ci diciamo “No, tanto non succederà mai”.

Voi vi occupate di arte. Non sarebbero bello se gli alunni dell’Accademia delle Belle Arti di Palermo facessero degli stage con voi?

Sarebbe una bellissima idea. A noi piacerebbe tanto accogliere le opere di ogni singolo artista: dalla ceramica alla moda, fino alle decorazioni. Si spera che presto si possa avverare questo stage, che metterebbe a lavoro i giovani artisti palermitani con queste quattro eccellenze al femminile. 

La forza di rimettersi in gioco

La grinta e i colori sprigionati da queste 4 donne fanno capire che anche se nella vita si sbaglia strada, la possibilità di rinascita, di ricrearsi e cambiare percorso c’è sempre. Grazie Elonora, Giusi, Lavinia e Valentina dell’immensa lezione di vita. 


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A proposito dell'autore

Mi chiamo Morana Alessandro, classe 2000, palermitano. “non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”