La Commissione europea furiosa con l’azienda farmaceutica AstraZeneca. E’ il primo contrasto aperto dell’Ue con una delle case farmaceutiche con cui sono stati firmati contratti per la fornitura dei vaccini anti-covid. Ma forse in questo conflitto c’è insito qualcosa in più. Infatti Astrazenenca rappresenta anche un’azienda londinese, post Brexit. L’increscioso sospetto, confermato ancora oggi dalla Commissaria Ue alla Salute Stella Kyriakides, è che Astrazeneca abbia destinato al Regno Unito le fiale prodotte negli stabilimenti europei di Belgio e Germania, sottraendole al carico destinato all’Ue.
La Kyriakides in conferenza stampa ha dichiarato: “Le case farmaceutiche non si facciano illusioni: noi abbiamo i mezzi per capire cosa succede, sappiamo dove vengono prodotte le dosi e se sono state mandate da qualche parte”.
La spinosa questione delle dosi mancate
La casa farmaceutica avrebbe stipulato un contratto che prevedeva il coinvolgimento di alcuni diversi stabilimenti nella fornitura delle dosi vaccinali. Quattro per la precisione. Si tratterebbe di stabilimenti certificati per la produzione di vaccini, di cui due in Gran Bretagna, due in Europa e uno in India da utilizzare solo in caso di emergenza. L’Ue tuona “Non possono dirci che le dosi ce le hanno ma sono lontane. Proprio non si capiscono le loro spiegazioni, non sono chiare, non sono nemmeno delle spiegazioni, ma delle allusioni”.
L’umore è nero in Commissione, per la beffa ma anche per la figuraccia. E’ la prima vera scivolata dopo il grande sforzo di gestire in maniera comune la campagna vaccinale, per non lasciare che ogni Stato decidesse per sé. Ma la clausola di riservatezza dei contratti imposta dalle case farmaceutiche, clausola che la Commissione Ue ha accettato senza battere ciglio e anzi difendendola rispetto alle critiche, ora si sta rivoltando contro i suoi stessi autori.
La Commissione ha chiesto ad AstraZeneca di poter pubblicare il contratto, ma la causa farmaceutica non ne vuole sapere. Dalla Commissione insistono per difendere le ragioni dell’Europa contro un’azienda che, secondo loro, sta facendo gli interessi della madrepatria, la Gran Bretagna. Naturalmente, l’azienda britannica nega di aver preferito la Gran Bretagna al mercato europeo, allude a problemi di produzione non ben specificati: Ma in fondo – come rivela l’intervista del CEO Soriot – difende la scelta di privilegiare il mercato britannico: Downing Street ha firmato il contratto prima dell’Ue, è la loro spiegazione. Che trova conferma nella reazione del governo Johnson: “Gli stabilimenti sul suolo britannico devono fornire prima noi”.
La commissione: Non può funzionare come dal macellaio…
Ma a Bruxelles ribattono e dicono che le cose non stanno così. E comunque “rigettiamo la logica del primo arrivato primo servito”, avanzata da AstraZeneca, che “può funzionare dal macellaio di quartiere”, ma “non certamente in un contratto e tantomeno nei nostri contratti di acquisto anticipato” dei vaccini, continua la Commissaria.
Ma all’atto pratico adesso che succede? In Commissione sperano di poter deporre le armi e arrivare ad una soluzione. “I vaccini servono ora, non tra due anni. Puntiamo ad una soluzione”, sottolineano. E fanno anche sapere che stanno aspettando che l’azienda proponga loro una soluzione.
In serata si tiene un ennesimo incontro tra il Commissario europeo alla Salute Stella Kyriakides e il Ceo dell’azienda. Appuntamento che a un certo punto in giornata era stato annullato dalla stessa casa farmaceutica, indisponibile a trattare. Poi le pressioni europee hanno avuto la meglio. L’incontro è in agenda. “Anche con Biontech/Pfizer abbiamo avuto problemi, ma, parlando, li abbiamo risolti – frena Kyriakides – Chiedo lo stesso ad AstraZeneca”.