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“Trasparenza e merito”, 650 professori contro i raccomandati all’Università


In totale 3mila segnalazioni di abusi in 3 anni e 5mila sentenze in sette anni. È questo il dato che fornisce il gruppo “Trasparenza e merito”, che da anni combatte i presunti soprusi all’interno degli atenei. L’associazione ha al suo interno 650 membri tra professori e ricercatori universitari. Lo scopo del gruppo è quello di rompere per sempre il baronato all’interno dell’Università. Loro stessi la definiscono una sfida ardua e difficile.

Tutti i dati della fondazione li dà il presidente del gruppo Giambattista Scirè, 43 anni e siciliano. La sua lotta è iniziata nel lontano 2011, circa 10 anni fa, quando si trovò soffiato il posto da ricercatore in storia contemporanea in favore di un’altra persona laureata in architettura. “Una storia simile a quella di tanti altri colleghi”, dichiara il rappresentante del gruppo “Trasparenza e merito”.


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Le battaglie di Trasparenza e merito

Per poi continuare a dichiarare sempre al Fatto quotidiano: “Il problema fondamentale è quello dei concorsi truccati. Spesso si ritaglia il profilo del candidato. E inoltre molte volte è predeterminato. Ci sono dei meccanismi feudali. Il voto degli ordinari vale di più di quello dei ricercatori. La nostra associazione è nata nel 2017. All’inizio eravamo solo in sei, in pochi anni siamo moltiplicati“.

Infine Scirè aggiunge: “Dal mio appello fatto nel 2011 quando è emerso il mio caso, ho raccolto decine di denunce da colleghi che avevano subito un’ingiustizia come la mia”. E negli anni, secondo Trasparenza e merito, i casi di baronato e privilegiati all’interno degli atenei sono stati tanti. Per il gruppo molti nemmeno denuncerebbero i fatti, dato che ormai vengono visti come normalità assoluta.

Come diceva Orwell nel celeberrimo La fattoria degli animali: “Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono uguali più di altri”. Sarà vero?


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A proposito dell'autore

Mi chiamo Morana Alessandro, classe 2000, palermitano. “non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”