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Sicilia, doccia fredda da Roma: stop alla stabilizzazione di 4571 precari Asu


Il Consiglio dei ministri ha impugnato diverse norme della legge della Regione siciliana 9 del 15 aprile, “Disposizioni programmatiche e correttive per l’anno 2021. Legge di stabilità regionale“, in quanto talune disposizioni, “eccedono dalle competenze statutarie della Regione siciliana”. A farne le spese anche i 4.571 precari Asu che dopo venti anni pensavano di avere colto l’opportunità di essere stabilizzati nella pubblica amministrazione regionale.

Via libera, invece al Bilancio di previsione della Regione siciliana per il triennio 2021-2023. Il Mef a inizio giugno aveva sollevato una serie di rilievi che riguardano la copertura finanziaria, specificata dalla norma solo fino al 2023 e per questo giudicata “insufficiente”; una probabile assenza di competenza da parte della Regione, trattandosi di materia statale disciplinata dal Tuel; l’ipotesi che l’applicazione della norma possa essere in conflitto con l’articolo 81 della Costituzione che tutela il principio dell’equilibrio di bilancio e, infine, un possibile contrasto con l’articolo 3 della Costituzione, in quanto la sua applicazione darebbe vita a una disparità di trattamento con altri lavoratori percettori di reddito.


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Commenta il deputato regionale Carmelo Pullara, presidente e segretario organizzativo del movimento regionalista Onda: “Era stato inserito all’interno del testo della finanziaria l’articolo 46, che prevedeva il piano regionale per la stabilizzazione dei circa 5 mila precari Asu rimasti alla Regione. Gli assessori Scavone e Zambuto non dovrebbero avere una corsia preferenziale nel dialogare con Roma visto che sono rappresentati al governo, uno con un ministro facente parte del proprio partito e l’altro con ministri di un partito federato? È ovvio che il dialogo non c’è e che questa è la riconferma che noi siciliani a Roma non contiamo nulla“.

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