Palermo fa sentire la propria voce nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne e lo fa, tra le altre cose, all’Università degli Studi di Palermo, dove è stata organizzata l’iniziativa “Sciarpe rosse. Il dovere di cambiare”, in collaborazione con la Polizia di Stato. Al Campus Universitario di Viale delle Scienze si è parlato del tema della violenza sulle donne e di come sia un fenomeno che, nonostante i tentativi di sensibilizzazione e di azione da parte di forze dell’ordine, associazionismo e opinione pubblica, vede dati in aumento anche a causa del Covid-19. Presenti all’Aula Magna Li Donni il pro rettore vicario dell’ateneo Enrico Napoli, in sostituzione del rettore Massimo Midiri impegnato in un altro appuntamento, il questore di Palermo, Leopoldo Laricchia, e alcune figure accademiche vicine ai temi delle politiche di genere e dell’inclusione come Beatrice Pasciuta, Prorettrice all’Inclusione, Pari Opportunità e Politiche di Genere, Gioacchino Lavanco, Direttore del Dipartimento di Scienze Psicologiche, Pedagogiche, dell’Esercizio Fisico e della Formazione e Licia Adalgisa Callari, docente di Letteratura Teatrale Italiana.
La violenza di genere e il femminicidio, che come hanno ricordato i relatori vuol dire nel suo significato concreto uccidere una donna in quanto tale, sono tra i mali che affliggono la società italiana e mondiale ed è per questo che, se è vero che tanto si è fatto, tanto altro bisogna ancora fare affinché si possano modificare alcuni modelli culturali frutto di retaggi secolari, come ha sottolineato nel suo intervento il questore Laricchia: “Dobbiamo riscontrare che, nonostante si stia parlando da anni di questo tema, il femminicidio è una realtà che purtroppo sta aumentando e non diminuendo – ha esordito -. Questo ci deve far riflettere tutti, all’origine del problema c’è un fatto culturale. Bisogna mettere in campo una serie di azioni per arrivare a modificare i modelli culturali, ma serve tempo. Una prima linea è quella della del sistema legislativo. Se è previsto l’arresto ma non di tenere i carcere il reo c’è un vulnus, non è colpa dei magistrati perché chi applica la legge non può inventarsela, può solo applicarla”.
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“Un altro aspetto – ha aggiunto il questore – è quelle delle misure di prevenzione. Le statistiche riscontrano che dopo l’ammonimento una quota dei maltrattanti desiste. I più recidivi e incarogniti, però, non vengono però toccati dall’ammonimento, perché la sanzione per chi lo viola non esiste ed è rimandata alla condanna definitiva. L’arresto facoltativo potrebbe avere i suoi effetti positivi, se no la misura di prevenzione non ha come conseguenza nella sua violazione un’azione forte. Forse – ha concluso – bisogna fare un passo in avanti ed è qui che serve la cultura universitaria”. E la Polizia è in prima linea contro la violenza sulle donne anche con il camper che è stato posizionato nel campus universitario, al cui interno erano presenti degli operatori specializzati per fornire informazioni sulla violenza di genere alla comunità studentesca.
Al termine del dibattito è stato proiettato in anteprima un filmato dal titolo “Sciarpe rosse. Il dovere di cambiare”, per la regia di Ruben Monterosso e con la realizzazione del dipartimento SPPEFF-Scienze Psicologiche, Pedagogiche, dell’Esercizio Fisico e della Formazione, nel quale si sono intrecciate testimonianze di donne vittime di violenza e messaggi di sensibilizzazione da parte delle forze dell’ordine. In seguito, è stato inaugurato un murales dal titolo “Di rose e d’amor fendente” a opera dell’artista Daniela Balsamo.