Ancora tortuoso il ‘cammino’ per il maxi-concorso alla Regione Sicilia per 1.170 posti. Secondo il Cobas-Codir, l’amministrazione “non ha preventivamente verificato la possibilità di coprire i vuoti di organico anche tramite figure professionali già presenti”. Richiesto l’annullamento al TAR Sicilia.
Maxi-concorso Regione Sicilia: sorte incerta
Non c’è pace per i quasi 200mila candidati che aspirano ad uno dei 1.170 posti di lavoro a tempo indeterminato messi a bando dalla Regione Sicilia. A meno di un mese dalla scadenza per la presentazione delle domande, non si ha ancora alcuna certezza sullo svolgimento del maxi-concorso.
La posizione dei sindacati: “Il governo mortifica i propri dipendenti”
A ritenere illegittimo il bando, il sindacato Cobas-Codir. “Il governo regionale – afferma in una nota – fino ad oggi ha ritenuto di mortificare i propri dipendenti, che da oltre vent’anni non vengono interessati da alcuna progressione di carriera e possibilità di crescita professionale, bandendo dei concorsi illegittimi in quanto, contrariamente a quanto previsto dalla legge, non ha preventivamente verificato la possibilità di coprire i vuoti di organico anche tramite figure professionali già presenti nei propri ruoli“.
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“Tutelare la carriera del personale dipendente”
“Appare necessario tutelare le legittime aspettative di progressione di carriera del personale dipendente della Regione Siciliana e, al contempo, consentire il necessario ricambio generazionale all’interno dell’amministrazione aprendo i pubblici concorsi a nuove leve, ma nel rispetto delle normative vigenti e nel rispetto di tutti i lavoratori”.
Maxi-concorso Sicilia: richiesto l’annullamento
Per queste ragioni, il Cobas-Codir ha chiesto oggi al Tribunale Amministrativo della Sicilia di annullare i relativi bandi di concorso. Ma lascia comunque uno spiragli0o, sottolineando di “Poter in qualsiasi momento ritirare il ricorso presentato laddove finalmente il Governo della Regione Siciliana dovesse dimostrare – con atti concreti – di condividere le legittime aspettative dei lavoratori e adeguare il proprio operato alla legge in vigore“.