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Italia tra gli ultimi per numero di laureati: rapporto Ocse spiega se la laurea è conveniente o no


L’Italia si conferma la “patria” della povertà educativa, dell’abbandono scolastico e della scarsa formazione post-diploma. A ribadirlo una volta di più l’ultimo Rapporto OCSE “Education at Glance 2022”, che mostra come se la stanno passando i sistemi d’istruzione di 38 Paesi membri.

Un dato, su tutti, lo evidenzia: nel 2021 la quota di italiani tra i 25 e i 64 anni con un livello di istruzione terziaria (laurea o similari) si ferma al 20%, un valore pari alla metà della media dei Paesi dell’OCSE (41%). Un risultato che fa rientrare l’Italia nei12 Paesi col rendimento più basso.

I laureati comunque crescono

Le cose vanno un po’ meglio se ci si concentra sulle fasce di età più giovani, peraltro quelle su cui hanno il maggior impatto le politiche educative attuali. Qui la quota di laureati sale: nel 2021 erano il 28% della popolazione tra i 25 e i 34 anni, con un tasso di crescita notevole nell’ultimo ventennio, partendo dal 10% del 2000, per passare al 21% del 2011, fino ad arrivare al dato dell’anno scorso.

Peccato che il ritmo con cui cresce il nostro Paese è nettamente più lento del resto del gruppo: a livello di area OCSE, tra il 2000 e il 2021, la percentuale di giovani tra i 25 e i 34 anni con un livello di istruzione terziaria è aumentata in media di 21 punti percentuale. Per capirci in Francia, Regno Unito e Spagna circa la metà dei giovani, nella stessa fascia d’età, è in possesso di un titolo di studio di livello terziario. Anche perché da quelle parti da decenni esistono percorsi alternativi all’università tradizionale che concorrono a innalzare la quota di studenti con tale livello di istruzione. Da noi questi percorsi, gli ITS, esistono da poco più di una decade.

Laureati: il nuovo rpporto Ocse

Le “colpe” di questa situazione, però, non vanno addebitate solamente a uno scarso attaccamento degli italiani agli studi e alla formazione. Perché, in teoria, a un livello di istruzione più elevato dovrebbe corrispondere un miglioramento delle prospettive occupazionali. Ed, effettivamente, anche in Italia è così.

Come sottolinea il portale Skuola.net, che ha selezionato i passaggi più interessanti della ricerca, nel 2021 il tasso di occupazione dei 25-34enni laureati è stato di 6 punti percentuali superiore rispetto a coloro che possedevano un titolo di studio secondario superiore o post-secondario non terziario e di ben il 20% superiore a quello di coloro di che avevano un titolo di studio inferiore al secondario superiore (terza media). Se non fosse che, a livello OCSE, il tasso di “assorbimento” da parte del mercato del lavoro dei 25-34enni laureati è stato superiore, rispettivamente, di 8 e 26 punti percentuale.

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