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Non fate dell’università l’unico scopo della vostra vita, ecco il pensiero di una neolaureata in Giurisprudenza


“Ragazzi, ve lo dico con una serenità che arriva da chissà dove. Non prendete questa storia di laurearvi come se fosse lo scopo della vostra vita.”

inizia così il pensiero di una giovane neolaureata in Giurisprudenza pubblicato su una pagina Facebook.

Il pensiero, originale ma vero più che mai allo stesso tempo, è diventato in pochi giorni virale per il suo profondo significato. Non c’è molto su cui riflettere: spesso, noi giovani studenti trascuriamo la nostra esistenza per obiettivi che dovrebbero essere secondari, importanti ma secondari alla vita. Dovremmo capire che studiamo, lavoriamo per vivere; non viceversa. L’università è una delle tante palestre della vita.

“Ragazzi, ve lo dico con una serenità che arriva da chissà dove. Non prendete questa storia di laurearvi come se fosse lo scopo della vostra vita. Io mi sono laureata due anni fa e, ormai, sto per finire la SSPL, per gli amici scuola di magistratura …. Ma ad un certo punto della mia vita credo di essermi dimenticata di vivere, facendo della laurea lo scopo ultimo, ignorando fosse il primo. Invero ( per usare terminologie che tanto amiamo ) davanti a voi ci sono strade lunghe ma percorribili, e non sarà un 18 o un 30 che deciderà le vostre sorti. Ho visto asini lodati e capacissimi 18, perché voi non siete un numero, né tantomeno il giudizio di un vecchio avvocato stanco del foro, no. Voi siete persone. Non soggetti giuridici, ma persone che a un certo punto dovranno decidere da quale parte stare, cosa e chi difendere; persone che capiranno che la Patria non vale la candela o, magari, che una famiglia o un qualsiasi sogno vale un titolo in meno. Datevi la possibilità di sbagliare. Perché fra qualche anno, molto prima di quanto immaginiate, dovrete decidere chi siete, perché vi renderete conto che non siete ne Pagliaro, ne Marrone e dovrete scegliere chi essere. E se avete dimenticato di imparare a conoscere voi e il mondo che avete attorno, fuori dai libri e al di là dei nomen juris, capirete improvvisamente di avere preso davvero un 18, ma con voi stessi. Il principio del neminem laedere applicatelo alla vita, il nulla paena sine culpa regalatelo agli amici o al vostro amore. Non fatevi scappare l’amore, qualunque sia la sua forma o colore, uscite a mangiare un gelato. Leggete un libro, ridete, ballate, scrivete un appunto e appuntatelo allo spacchino: sognare. È adesso che in voi si formerà la rabbia o l’amore per questo studio infinito ( perché rassegnatevi: fanno leggi nuove ogni 32h, non sarete mai al passo con la follia di questo Paese!), scegliete, sì, ma ricordatevi di scegliere voi stessi. Ce la farete anche se stasera uscite bere una Tennen’s con i vostri amici, o se fate una telefonata lunga due ore. Imparate a fregarvene. Voi non siete il diritto ma siete in diritto di essere persone. Non soggetti, lo ripeto. Non voti, né numeri di matricola che necessitano di approvazione. Siete Italia, eravate Repubblica, sarete ciò che verrà. Siate pronti, siate saggi: siate felici.
In fede, una Sgm mai pentita.”

E voi come prendete l’università? Diteci la vostra lasciando un commento.


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