Nascosto a casa della sorella Rosalia insieme ad altri suoi appunti: “La mia vita è più complessa di una promessa”. I deliri del capomafia trapanese assomigliano molto a quelli di Salvatore Riina, il capo dei capi di Cosa nostra. “Siamo diventati un’etnia da cancellare”
Nel dicembre 2013, due giorni l’arresto di sua sorella Anna Patrizia e del nipote prediletto, Francesco Messina Denaro, scrisse parole accorate alla sorella Rosalia: “Essere incriminati di mafiosità, arrivati a questo punto, lo ritengo un onore”. Matteo Messina Denaro scriveva con la sua solita penna blu. “Siamo stati perseguitati come fossimo canaglie, trattati come se non fossimo della razza umana, siamo diventati un’etnia da cancellare”. Eccoli i deliri del capomafia trapanese, che ricordano quelli di Salvatore Riina intercettato in carcere mentre parlava con il compagno dell’ora d’aria («Fra duemila anni ci sarà sempre Riina»). Il pizzino, un vero manifesto mafioso, i carabinieri del Ros l’hanno trovato il 6 dicembre scorso nella casa di famiglia, in via Alberto Mario, a Castelvetrano, dove abitava la sorella Rosalia: era nascosto nella gamba vuota di una sedia, insieme all’altro biglietto che ha svelato il tumore del superlatitante.
Messina Denaro si lanciava in una dura requisitoria, che sembra quasi un manifesto della nuova mafia: “Eppure, siamo figli di questa terra di Sicilia – scriveva alla sorella – stanchi di essere sopraffatti da uno Stato, prima piemontese e poi romano, che non riconosciamo, siamo siciliani e tali volevamo restare. Hanno costruito una grande bugia per il popolo, noi il male loro il bene”. Temi cari al mafioso delle stragi, gli stessi concetti li scriveva in altri pizzini iniviati fra il 2013 e il 2014 all’ex sindaco di Castelvetrano Antonio Vaccarino, che in quel periodo faceva l’infiltrato per conto dei servizi segreti.
“Hanno affossato la nostra terra con questa bugia – Messina Denaro si ergeva a paladino della giustizia, la sua – Ogni volta che c’è un nuovo arresto si allarga l’albo degli uomini e delle donne che soffrono per questa terra, si entra a far parte di una comunità che dimostra di non lasciare passare l’insulto, l’infamia, l’oppressione, la violenza. Questo siamo, ed un giorno, ne sono convinto, tutto ciò ci sarà riconosciuto e la storia ci restituirà quello che ci hanno tolto in vita”.
La storia vista dal padrino condannato per essere il mandante delle stragi Falcone, Borsellino, e poi delle bombe che hanno seminato altre vittima tra Firenze, Roma e Milano, nel 1993. Messina Denaro che scriveva di essere contro la violenza, lui che ha subìto una condanna anche per aver tenuto prigioniero il piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito Mario Santo, che per primo aveva svelato i segreti della strage Falcone. Questo manifesto criminale conservava gelosamente Rosalia Messina Denaro, lo riteneva un ricordo caro di famiglia, magari da rileggere nei momenti di sconforto. Come fosse quasi un testo sacro. Il testo sacro della mafia.
Rosalia conservava come delle reliquie i biglietti del fratello, d’altro canto ha sempre avuto una venerazione per lui. Nella casa di campagna, i carabinieri del Ros hanno trovato un altro pizzino di Messina Denaro, il giorno dell’arresto del boss. Diceva così: “Non si deve mai ritornare da una persona dalla quale ci siamo allontanati definitivamente. E’ una regola di vita, della mia vita. Ho pokissime regole di vita, e questa è una”. Un pensiero del marzo 2014.
Poi, di seguito, altre riflessioni. D’altro canto, doveva averne tanto di tempo per scrivere. “Arrivato a un certo punto della mia vita, ho pensato che il mondo fosse di qualche altra parte, e che da quell’altra parte ormai non ci fossero più strade che conducessero fino a me. Ma comunque un essere umano muore veramente quando viene dimenticato. Ed io credo che non lo sarò mai. Le persone che ho amato, i miei affetti, non si dimenticheranno mai di me”.
E ancora: “Ho conosciuto tante persone coraggiose con le pecore e pecore con i coraggiosi. Ho sempre disprezzato questo modo di vivere. Che schifo”. Di seguito: “Ho sempre pensato che sarebbe bene sapere quando è la mia ultima notte sulla terra piuttosto che venire investito da un’auto o qualcosa del genere”. Infine: “La mia vita è più complessa di una promessa”. E la chiosa sul padre: “Non ci sono più persone come mio padre. Quel genere di persone è sparito per sempre”. Francesco Messina Denaro era mafioso vecchio stampo.