Amatissimo dai giovani dell’Unione europea, il progetto Erasmus+ attira ogni anno sempre più studenti, offrendo loro la possibilità di studiare o effettuare un tirocinio per un periodo che va dai tre ai dodici mesi in uno dei paesi membri dell’UE. Per questo motivo, il programma europeo per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport è senza dubbio una delle iniziative più riuscite dell’Europa.
Iniziativa che coinvolge moltissimi studenti italiani, universitari e non: secondo le ultime statistiche, infatti, il 2022 ha registrato un forte aumento delle attività di mobilità, con una crescita del +39% di studenti universitari e un +97% di alunni e insegnanti in partenza.
Ad aumentare non è stata solo la mobilità in uscita, ma anche quella in entrata: 188 mila sono stati gli arrivi, accolti principalmente dall’Alma Mater di Bologna, dall’Università Sapienza di Roma, dal Politecnico di Milano, dall’Università degli Studi di Padova e dall’Università degli Studi di Firenze.
Il nuovo hub formativo per i Paesi del Mediterraneo in Sicilia
Se l’Erasmus+ coinvolge solo gli Stati appartenenti all’Unione europea, il progetto Study in Sicily estende la possibilità ad altri paesi, come Egitto, Tunisia, Marocco, Algeria e Giordania.
L’obiettivo dell’iniziativa promossa da Indire Agenzia nazionale Erasmus+ è trasformare la Sicilia in un punto di riferimento per la formazione nel Mediterraneo, facendo vivere un’esperienza di scambio di sei mesi a oltre cinquecento studenti stranieri, che avranno la possibilità di studiare in un’università, un’accademia di belle arti, un conservatorio o un istituto tecnico superiore dell’isola.
Attraverso corsi in lingua inglese o francese, gli studenti avranno la possibilità di dialogare, collaborare e confrontarsi con una nuova realtà, accedendo anche a tirocini e borse di studio nei settori dell’eccellenza siciliana, come agricoltura, architettura, enologia ed eredità culturale.
Come affrontare l’elevata dispersione scolastica nell’isola
Nonostante il progetto Study in Sicily stia trasformando la regione nella culla del Mediterraneo per la formazione, la Sicilia sta combattendo con un altro problema inerente l’istruzione.
Secondo la Commissione europea, infatti, la Sicilia è la regione europea peggiore per dispersione scolastica, numero di laureati e Neet. Se a laurearsi è solo il 20,10% dei ragazzi tra i venticinque e i trentaquattro anni, il 30,2% non studia e non lavora. Numeri che rispecchiano l’andamento nazionale, considerando che nel contesto europeo l’Italia è uno dei paesi con il minor tasso di giovani laureati, ma che differiscono di molto da regioni come l’Emilia Romagna, prima nella classifica dei laureati italiani con il 34,10%.
Ma come fare allora a raggiungere l’obiettivo fissato da Bruxelles, che prevede il 45% di giovani laureati entro il 2030? Innanzitutto cercando di ridurre l’abbandono agli studi e invogliando gli studenti a proseguire il percorso formativo. In questo può essere d’aiuto l’università telematica, che permette di seguire le lezioni in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, personalizzando la propria offerta formativa e contando sul supporto di docenti sempre a disposizione. Gli atenei online, inoltre, permettono di risparmiare sui costi di eventuali affitti e spostamenti necessari per raggiungere le sedi fisiche delle università.
Borse di studio, riduzione dei costi delle tasse universitarie, corsi mirati all’inserimento nel mondo del lavoro e rafforzamento delle attività di orientamento sono altre delle iniziative che favorirebbero l’aumento dei laureati, ma che dovrebbero arrivare direttamente dallo Stato.
Ma oltre a queste riforme, a cambiare dovrà essere proprio l’atteggiamento delle istituzioni e degli atenei nei confronti degli studenti: serve maggior dialogo, attenzione e collaborazione tra ragazzi e insegnanti, che dovranno capire le necessità e i problemi dei propri allievi, aiutandoli nel miglior modo possibile ad affrontare il percorso universitario.