La Regione Lombardia ha scelto un testimonial d’eccezione per promuovere il rispetto delle regole nel tentativo di limitare la nuova ondata di Covid-19: Zlatan Ibrahimovic.
Nel video il campione del Milan si affaccia sul balcone del palazzo della Regione Lombardia, guarda il panorama e poi si rivolge alla telecamera. Ovviamente a modo suo, mettendo subito in chiaro le cose: «Il virus mi ha sfidato e io ho vinto, ma tu non sei Zlatan, non sfidare il virus. Usa la testa, rispetta le regole: distanziamento e mascherina, sempre. Vinciamo noi!». E per dare il buon esempio la mascherina la indossa anche lui, prima di rimettersi a guardare dall’alto il panorama.
La sfida al coronavirus lui l’ha vinta davvero. Zlatan Ibrahimovic, dopo essere risultato positivo (e asintomatico) lo scorso 24 settembre, a poche ore dalla sfida di Europa League contro i norvegesi del Bodo Glimt. «Il Covid ha avuto il coraggio di sfidarmi, pessima idea», disse via social lo svedese appena saputo dell’esito del tampone. La quarantena è stata lunga, costringendolo a saltare quattro gare tra campionato e coppa, e durante questo periodo non ha mancato di esternare tutta la frustrazione di chi vorrebbe spaccare il mondo e non può farlo: «Questo animale non può essere addomesticato», il suo grido mentre via Instagram si faceva vedere sul tapis roulant a macinare chilometri per tenersi in forma, fino all’annuncio tanto atteso, quel messaggio che gli dava finalmente il via libera: «Sei guarito, la quarantena è finita, puoi uscire!», accompagnando il tutto con due hashtag emblematici, totalmente in linea con il personaggio: #fuckcovid19 e #godiscomingforyou.
E sì che la Regione Lombardia tra le sue squadre di Serie A e B ha avuto parecchi casi di positività: dal Milan all’Inter (sei positivi la scorsa settimana), dall’Atalanta al Brescia fino al Monza, costretto a rinviare la partita contro il Vicenza per la positività di ben nove calciatori. Eppure la scelta è caduta su Ibra, immagine perfetta per fare squadra, leader e capitano contro il nemico comune.
E quel «Vinciamo noi!» che suona come un grido di battaglia oltre che di speranza, lo stesso che urla ai compagni nel tunnel prima di entrare in campo.