“Diciassettemila euro in più per il rettore di Unipa e poco meno di 7mila per il prorettore vicario. Poi circa 4.700 euro per i prorettori e i direttori di dipartimento, ‘a fronte di un impegno molto oneroso e del carico di responsabilità'”. Sono alcuni dei numeri, decisamente impressionanti, diffusi dall’edizione palermitana di Repubblica nell’articolo a firma di Giada Lo Porto e Tullio Filippone. Aumenti significativi nei compensi anche per i componenti del consiglio di amministrazione e per i revisori dei conti.
Il tutto è stato approvato al termine di una sola riunione del Cda dell’ateneo del 10 marzo scorso. Contrari due consiglieri in rappresentanza degli studenti che hanno respinto la possibilità di un aumento di 4300 euro all’anno in loro favore. Midiri, ordinario di Radiologia, percepirà non più 32.782,91 euro di indennità per la carica, ma 50mila euro, mentre il prorettore vicario, oggi l’ordinario di Ingegneria Enrico Napoli, da 13.113,16 euro passerà a 20mila. Aumenti del 52,5 per cento.
Come spiega Repubblica, anche i 21 direttori di dipartimento e gli 8 prorettori incrementeranno i propri guadagni. Questi ultimi, inoltre, sono raddoppiati da 4 a 8 proprio con uno dei primi atti amministrativi del nuovo rettorato. Le 29 figure di coordinamento, tutti professori ordinari, percepivano 3.278 euro e adesso passeranno a 8mila, con un aumento del 144 per cento, i 9 membri del cda da 8.195 euro passeranno a 12.500, mentre i due revisori dei conti hanno visto crescere le indennità da 6.500 a 9mila euro e il presidente da 9mila a 12mila euro.
“È stato proposto un adeguamento delle indennità, che erano ferme al 2013, quando erano state ridotte in un periodo di grave crisi finanziaria – spiega l’Università – le indennità, un po’ in tutti gli atenei, sono parametrate su quella del rettore, che era di 32.700 euro e per valutarne la congruità si è fatto un confronto con quelle degli altri mega-atenei italiani. L’indennità annua del rettore è stata quindi portata a 50mila euro, un valore che rimane tra i più bassi d’Italia, al terz’ultimo posto tra i dieci mega-atenei italiani, insieme a Bologna e ben al di sotto della media dei mega-atenei”.
Al di là della congruità finanziaria del provvedimento anche in relazione alle altre realtà italiane, fa comunque riflettere come si riescano a reperire risorse per incrementare gli stipendi dei vertici dell’ateneo. Se alcuni studi recenti prospettano scenari catastrofici per molti atenei italiani, Unipa in testa, con un graduale spopolamento sino addirittura alla soppressione, dall’altro si riesce a “investire” sul personale. E gli studenti?