Il sogno di una vita che possa spingersi oltre i confini della biologia umana, da oggi, è più un pizzico più vicino. In sostanza, per spingersi oltre 120-150 anni, si dovrà ricostituire la capacità dell’organismo di recuperare rapidamente dopo una malattia o un forte stress. È la strada indicata dallo studio pubblicato sulla rivista Nature Communication dalla Gero, azienda con base a Singapore, e condotto in collaborazione con centri di ricerca e aziende russi e americani. La ricerca, guidata da Timothy Pyrkov, ha utilizzato intelligenza artificiale e genetica per individuare nel sangue umano alcuni possibili indicatori.
È emerso così che la capacità di riprendersi è direttamente collegata all’età: se intorno ai 40 anni servono circa due settimane per ritornare pienamente in forma dopo una malattia, a 80 ne servono sei, a 120 anni la capacità di risposta scompare del tutto e basta il minimo discostamento dall’equilibrio per far precipitare la situazione. “Lo studio individua nel sangue alcuni indicatori, come l’insulina, capaci di quantificare proprio questa capacità di recupero”, osserva il genetista Sergio Pimpinelli, professore emerito dell’Università Sapienza di Roma.
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“È interessante notare che queste predizioni combaciano con quanto scoperto anni fa sull’invecchiamento genetico, ossia sull’erosione dei telomeri”, aggiunge riferendosi alle strutture che si trovano alle estremità dei cromosomi e che si riducono ogni volta che la cellula si divide, da molto tempo considerate delle spie dell’invecchiamento. Lo studio suggerisce che per prolungare la longevità umana sarà allora necessario intervenire con farmaci per migliorare le nostre capacità di ripresa: “indicazioni che, seppure puramente teoriche rappresentano interessanti spunti per ricerche future”, rileva Pimpinelli.
“Sappiamo che adottare stili di vita sana, come sport, cibo e ambiente garantiscono un miglioramento dell’aspettativa di vita, ma sappiamo anche che nel tempo ogni organismo diventa sempre meno efficiente, c’è un vero e proprio limite intrinseco”. Il genetista osserva infine che “negli ultimi decenni abbiamo raddoppiato la durata della vita media, ma non sappiamo ancora come superare i confini biologici: questo nuovo studio offre alcuni interessanti spunti in quella direzione”.