Una storia di lucida follia che non si è trasformata in tragedia solo grazie alle indagini della polizia di Roma. Un 40enne lombardo ha infatti cercato sul “dark web” un sicario e gli ha commissionato, pagando una prima tranche in bitcoin, l’aggressione della sua ex fidanzata. Il piano prevedeva che la donna fosse sfregiata l’acido e costretta sulla sedia a rotelle. L’indagato, esperto informatico e funzionario dell’Enel, è stato arrestato dalla polizia di Stato e messo ai domiciliari su richiesta della Procura di Roma. L’accusa è di stalking e tentate lesioni personali.
Il compenso pattuito, da versare in quattro pagamenti, era di quasi 10 mila euro con l’obiettivo di “cagionare alla sua ex lesioni gravissime”. In base a quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare l’uomo avrebbe dovuto saldare il pagamento attraverso bitcoin.
“Nutrivo una profonda rabbia nei confronti della mia ex fidanzata, motivo per il quale avevo pensato di lasciare un segno indelebile sul suo corpo così come lei aveva lasciato un segno indelebile nella sua persona”. È quanto ha dichiarato il manager arrestato per stalker e tentate lesioni gravi agli inquirenti. La dichiarazione è citata nell’ordinanza di custodia cautelare con cui il gip ha disposto per lui gli arresti domiciliari.
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L’indagine è stata svolta dal sostituto procuratore Daniela Cento coordinata dal procuratore Michele Prestipino. Gli accertamenti sono scattati lo scorso febbraio grazie ad una segnalazione dell’Interpol. La polizia di un Paese europeo infatti aveva acquisito sul Dark Web alcune conversazioni in cui un cliente sconosciuto chiedeva a un “intermediario” l’ingaggio di un ‘hitman’, un sicario, per colpire una donna in Italia. Per questa prestazione inoltre il mandante aveva già effettuato il primo pagamento in bitcoin. L’intermediario quindi metteva in contatto il committente con un uomo, che si impegnava a portare a compimento l’incarico in breve tempo.
Gli investigatori della Polizia postale, con il fondamentale contributo di Europol che ha effettuato l’analisi delle transazioni finanziarie, hanno identificato il mandante. Contemporaneamente la sezione della squadra mobile di Roma, specializzata in reati di violenza di genere, ha ricostruito la vita della vittima designata, le sue frequentazioni e i rapporti sentimentali. Dal profilo di un ex fidanzato è emersa, così, una personalità morbosa e ossessionata dalla figura femminile. L’uomo, mentre inviava fiori e messaggi insistenti all’indirizzo della giovane, organizzava l’aggressione attraverso complesse pratiche informatiche di anonimizzazione. È la prima volta che, attraverso un’indagine condotta su piani operativi reali e virtuali, gli investigatori del servizio di polizia postale e delle comunicazioni, della squadra mobile e della polizia postale di Roma riescono a individuare tempestivamente e fermare il mandante di un grave delitto di violenza di genere, progettato nei minimi dettagli sul web sommerso.
Il killer italiano per spezzare la schiena alla ex, la ricostruzione del gip
In particolare, si legge nell’ordinzanza emessa dal gip Daniela Caramico D’Auria, l’arrestato era in cerca di “un killer italiano” disponibile a “spezzare la schiena” alla sua ex fidanzata in “maniera tale da farla rimanere paralizzata e costretta a muoversi in sedia a rotelle” e “versarle l’acido sul viso”. A quanto accertato l’uomo non aveva accettato l’interruzione della relazione con la vittima, andata avanti tra il novembre del 2018 e il luglio del 2020. L’arrestato aveva “cominciato a contattare insistentemente la donna tramite messaggi e mail invitandola ad incontri per riallacciare la relazione”. Ai no ripetuti della donna, il manager “in concorso con altre persone allo stato ancora non identificate, navigando sul sito ‘Intenet assassins’ presente sul Dark Web” si metteva in contatto “con un ignoto interlocutore al quale commissionava la ricerca di un killer fornendo per la materiale esecuzione i dati personali della donna come la residenza e il profilo Facebook”.
Il manager aveva fornito anche indicazioni “circa la modalità di esecuzione”, si legge ancora nell’ordinanza. Il tutto doveva “sembrare una rapina” e l’aggressore avrebbe “dovuto sottrarre la borsa della vittima. ‘Domani caricherò bitcoin sul portafogli – scriveva l’uomo all’interlocutore contattato nel Dark Web -. Voglio che resti paralizzata dalla schiena in giù e che vada sulla sedia a rotelle e le dovete tirare l’acido in faccia senza prendere gli occhi”.
Al termine delle perquisizioni svolte il 27 febbraio scorso nella sua abitazione, in Lombardia, “l’indagato, tramite i difensori di fiducia, ha chiesto anche di potere revocare – scrive il gip – le punizioni commissionate sul dark web al fine di salvaguardare l’integrità psico fisica della persona offesa”. Nel corso dell’interrogatorio ha ammesso “di aver posto in essere delle condotte insistenti, pressanti e ossessive nei confronti della vittima e al contempo entrava nella pagina web inviando due messaggi, uno all’intermediario e uno al killer assegnatogli, al fine di revocare l’incarico punitivo, messaggio al quale effettivamente l’intermediario rispondeva, intendendo revocato l’incarico oggetto le lesioni gravissime”. Nel corso delle perquisizioni sono state trovati “37 fogli di carta riportanti pensieri manoscritti verso la ex, un libro dal titolo il ‘Cervello delle donne’, ‘Capire la mente femminile attraverso la scienza’ – è scritto nell’ordinanza -. Nella cronologia del web sono state trovate come chiavi di ricerca locuzioni del tipo ‘adrenalina’ e ‘adrenalina suicida'”