Sta facendo molto discutere l’ultima decisione apportata dal Miur retto da Francesco Profumo che introduce di fatto come requisito per l’accesso alle facoltà a numero chiuso una maturità conseguita con almeno 80/100.
Si tratta dell’applicazione del cosiddetto “bonus di maturità“, ideato nel 2007 dai ministri Fioroni e Mussi.
Sul piede di guerra è, ad esempio, l’Anief, associazione costituita da docenti e ricercatori in formazione, precari, in servizio, e di ruolo.
Ecco, infatti, il testo della nota diffusa alla stampa:
È proprio il caso di dire che il ministro Profumo chiude la sua esperienza al Miur nel peggiore dei modi: anziché favorire le iscrizioni all’università da parte degli studenti neo diplomati, avvicinando l’Italia all’Europa, decide nello stupore generale di introdurre uno sbarramento per l’accesso al numero chiuso universitario stabilendo che gli studenti abbiano conseguito almeno 80/100 alla maturità. È evidente che si tratta di un’operazione destinata a realizzare l’obiettivo opposto a quel che ci chiede l’Unione Europea, ovvero elevare il prima possibile il numero di studenti che raggiungono un alto titolo di studio.
Solo 20 giorni fa Eurostat ci ha detto che l’istruzione terziaria italiana è la peggiore d’Europa: a causa dell’alto numero di abbandoni – in media due studenti su tre – il numero di giovani iscritti all’università che raggiunge la laurea è infatti il più basso di tutti. Con il risultato che, sempre a livello universitario, l’Italia si posiziona, in alcune fasce d’età, oltre 15 punti percentuali sotto la media Ue. Alla luce di tutto questo, noi cosa facciamo? Anziché invogliare i nostri giovani ad iscriversi all’università, introduciamo dei paletti che si vanno ad aggiungere a quelli esistenti da debellare.
«Fa un certo effetto sapere – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief – che il Miur intende operare in senso contrario a quello che ci dice l’Europa. Ma anche la nostra Costituzione: la Repubblica, infatti, deve mettere nelle condizioni i suoi cittadini di rimuovere tutti gli ostacoli che si oppongono alla ricerca del lavoro. Ed è scientificamente provato che la mancanza di un titolo di studio elevato rappresenta un ostacolo all’affermazione della persona e della società. Per tutte queste ragioni, Anief invita il nuovo ministro, Maria Chiara Carrozza, a ritirare il decreto firmato da Profumo il 24 aprile scorso».
Al suo posto, il sindacato chiede di approvare un provvedimento che riveda una volta per tutte l’accesso all’università, abolendo il numero chiuso, almeno così come è inteso oggi.
«Contemporaneamente – continua Pacifico – vanno introdotti il prima possibile dei percorsi di orientamento per tutte le classi terminali delle scuole superiori, affidandoli a studenti-senior e ricercatori esperti che operino come tutor. Oltre che attuare dei monitoraggi periodici per l’accesso ai corsi, da concordare con gli stessi studenti in procinto di diplomarsi. Sulla base delle loro inclinazioni e potenzialità. In modo da favorire il loro successo formativo, dando per scontato che l’innalzamento dell’obbligo formativo venga portato sino al termine delle scuole superiori».
Salve,
Vorrei fare una precisazione su quanto scritto: il punteggio minimo di diploma non funge da criterio di “sbarramento”.
Nel decreto vi è infatti scritto “b) valutazione del percorso scolastico (max 10 punti)
Il punteggio viene attribuito esclusivamente ai candidati che hanno ottenuto un voto di maturità almeno pari a 80/100, rapportato alla distribuzione in percentili dei voti ottenuti dagli studenti che hanno conseguito la maturità nella stessa scuola nell’anno scolastico 2011/12.”.
Evitiamo di dare informazioni sbagliate.