Brunetta continua a proporre la sua ricetta per cambiare l’apparato della Pubblica Amministrazione. Da settimane, il politico di Forza Italia, dichiara di voler capovolgere il metodo di reclutamento nel lavoro pubblico. Per Brunetta i concorsi che vengono proposti sono troppo lenti, svantaggiosi e non congeniali.
Infatti la sua proposta sarebbe quella di diminuire il numero di prove, sia scritte che orali, e puntare sulle specificità del candidato. “Abbiamo bisogno di immettere circa 150 mila persone ogni anno da qui al 2026 – dichiara il ministro Renato Brunetta sul Quotidiano Nazionale – non soltanto per compensare le uscite, ma anche per rafforzare gli organici dei settori più sofferenti, come la sanità e gli enti locali”.
Ad essere interessati alle assunzioni saranno futuri insegnanti e amministrativi per la Pubblica Amministrazione. Inoltre il ministro Renato Brunetta ha dichiarato che fra qualche anno ci sarà bisogno di un turnover nella PA di circa il 120%.
“In più dobbiamo reclutare personale qualificato per la realizzazione dei progetti del Pnrr. Ci sarà un nuovo portale ad hoc – annuncia -. I prossimi decreti, uno sulle semplificazioni e l’altro sul reclutamento, che contiamo di approvare entro la prima decade di maggio. Serviranno ad accompagnare il Pnrr. La nostra patente per dire a Bruxelles che ce la faremo”.
Allo stesso momento si vengono a creare gruppi, sia su Facebook che in altri social con #ugualiallapartenza. “Vogliamo tutelare il nostro diritto di partecipare a concorsi equi, trasparenti e non discriminatori. Conformemente a quanto disposto dall’articolo 51 della Costituzione”. Così dicono al Fatto Quotidiano, convinti che selezionare in base al possesso di titoli come master o esperienze pregresse significherebbe “discriminare diplomati, neolaureati, chi si trova in condizioni non agiate o tali da consentire l’acquisizione di costosissimi titoli o chi, vivendo in una realtà sociale meno favorevole, non ha avuto occasione di maturare significative esperienze lavorative”.
Secondo il comitato #ugualiallapartenza la possibilità di accedere ai concorsi pubblici deve essere garantita a tutti coloro che sono in possesso del titolo di studio richiesto per la posizione bandita. “Saranno le prove concorsuali a scremare la platea dei candidati. In base alle capacità e al merito”, aggiungono i ragazzi, sottolineando che “l’emergenza sanitaria non può essere utilizzata in alcun modo per portare avanti procedure inique e discriminatorie, lesive dei diritti costituzionali”, anche perché si tratta di procedure considerate a tutti gli effetti parte di una riforma che mira ad essere strutturale e duratura.
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