Ah, i rigori! Croce e delizia di calciatori allenatori e tifosi. A volte ti fanno esultare, altre volte ti tradiscono. Io personalmente li abolirei…sono la metafora della vita: puoi sbatterti quanto vuoi, puoi essere bravo anche di più del tuo avversario ma…alla fine se non hai fortuna, sei fuori.
Dopo gli ultimi rigori a cui abbiamo assistito poche ore fa ho fatto una ricerca ed ho scoperto come funzionava prima dell’itroduzione dei calci di rigore. Ebbene, era ancora peggio. Il destino delle squadre di calcio sapete a cosa era affidato? Ad una monetina! O, ancora peggio a mio avviso, alla ripetizione della gara.
Il calcio prima dei calci di rigore
Le soluzioni che si utilizzavano nel calcio prima che fossero introdotti i rigori erano fondamentalmente due: la ripetizione della gara o, in alternativa, l’affidamento al caso della monetina.
In altre parole, quando non vi erano le tempistiche per ripetere la gara o quando, dopo la ripetizione, si verificava un altro pareggio, la vittoria spettava alla squadra più fortunata. E tutto veniva decretato tramite lancio di monetina o sorteggio.
Queste metodologie, ormai abolite da UEFA e FIFA, sono però ancora in uso in alcune competizioni.
I casi più famosi decisi dalla monetina
Il caso vuole che i due episodi più famosi in questo ambito abbiano in qualche modo a che fare con l’Italia.
Spagna-Turchia del 1954
Il primo risale all’inverno del 1954. La Spagna dovette giocarsi la qualificazione al Mondiale contro la Turchia. La formula prevedeva due partite, una in Spagna e una in terra turca. L’andata terminò 4-1 per gli spagnoli, il ritorno lo vinsero 1-0 i turchi, risultato sufficiente per decidere la qualificazione con uno spareggio in campo neutro. Non si considerava infatti la differenza reti.
La partita di spareggio si disputò a Roma e terminò con un clamoroso 2-2, anche dopo i tempi supplementari. In assenza dei rigori ci si affidò dunque al caso, che in questa occasione aveva un nome e un cognome: Luigi Franco Gemma, un bambino italiano di tredici anni, che fu scelto per pescare, dopo esser stato bendato, uno dei due bigliettini presenti dentro un’urna. Fu lui a decretare chi, tra Turchia e Spagna, avrebbe partecipato al Mondiale e chi sarebbe rimasto a casa.
Il bigliettino pescato dal bambino recitava «Turchia», e furono dunque i turchi ad andare al Mondiale del 1954.
Italia – Unione Sovietica del 1968
Il secondo episodio famoso, invece, è quello che vide l’Italia non solo come il luogo nel quale venne effettuato il sorteggio, bensì come protagonista dello stesso.
Il 5 giugno del 1968 si giocò, allo Stadio San Paolo di Napoli, la semifinale dell’Europeo tra l’Italia di Ferruccio Valcareggi e l’Unione Sovietica di Mikhail Yakushin. Le due squadre non riuscirono a sbloccare il punteggio e alla voglia di fare l’impresa subentrò la paura di perdere, e anche per questa ragione la partita terminò sul punteggio di 0-0. Il lancio della monetina per decretare il vincitore della partita avvenne nello spogliatoio del direttore di gara, dove erano presenti l’arbitro tedesco Tschenscher, il capitano italiano Giacinto Facchetti e quello sovietico Albert Shesternyov. Alla domanda dell’arbitro «testa o croce?» Facchetti rispose scegliendo testa, e fu proprio testa ad uscire dal lancio di quella monetina da 100 lire, che significava finale per gli azzurri. Una finale che per altro l’Italia riuscì a vincere solo dopo la ripetizione della prima gara finita in pareggio, battendo dunque alla seconda occasione la Jugoslavia e vincendo per la prima – e ad oggi ultima – volta nella propria storia l’Europeo.
Insomma, una volta lette queste storie in effetti non so cosa è peggio.
A questo punto non ci resta che fare gli scongiuri e prepararci al meglio alla finale di domenica. Sperando si decida nei tempi regolamentari! Forza Azzurri!