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Cari ragazzi, coltivate la memoria


Scrivo questa lettera dopo aver visto una video-inchiesta pubblicata su www.loraquotidiano.it, all’interno della quale, a ragazzi di scuola superiore, si chiedeva di rispondere a domande semplicissime su alcuni protagonisti dell’antimafia o su alcune date tristemente storiche della nostra terra.

Le domande erano davvero semplici, del tipo «chi è Di Matteo» o la data della strage di Capaci o di Via D’Amelio; ebbene, le risposte sono state a dir poco sconvolgenti. Di Matteo è diventato un boss mafioso, la strage di Capaci si è consumata negli anni settanta e Grasso è diventato presidente di Libera.

Da anni mi occupo di legalità e ho sempre cercato non solo di fornire dati, date e contenuti ai miei alunni, ma ho cercato contemporaneamente di fare cogliere loro il valore e l’importanza di queste conoscenze, come atto di crescita, di maturità e di edificazione del proprio essere.

Quando avevo diciotto anni non c’era la sensibilità e l’informazione su determinati temi che oggi è invece presente e che dunque dovrebbe spingere i nostri giovani ad interessarsi a queste tematiche, anche se, forse sarebbe meglio dire che siamo noi adulti che dovremmo farli interessare a certe questioni.

Non si può non conoscere la data della strage di Capaci, perché non è possibile immaginare di non sapere cosa sia successo il 23/05/1992, qui, a casa nostra, su un’autostrada che percorriamo regolarmente; un ragazzo dovrebbe chiedersi cosa ci stanno a fare quelle due steli li, all’altezza più o meno dello svincolo di Capaci, così come dovrebbe sapere che a Palermo opera un magistrato che vive in costante pericolo di vita perché si sta occupando di fare luce su uno dei capitoli più bui della nostra storia repubblicana e cioè quello della trattativa tra Stato e mafia; i ragazzi hanno il dovere di conoscere tutto ciò, hanno il dovere di coltivare la memoria, perché solo attraverso la conoscenza si può evitare che certe situazioni si ripresentino, solo attraverso la conoscenza si può acquisire una coscienza della legalità, una coscienza che ai miei tempi, mi permetto di dire, non esisteva così come invece oggi esiste, anche se ciò, evidentemente non è abbastanza.

Da docente, però, mi permetto di dire che non mi sento di colpevolizzare i nostri giovani, quanto piuttosto mi chiedo quanto noi docenti, abbiamo la capacità di affrontare questi argomenti, quanto noi docenti non consideriamo una perdita di tempo, soffermarci su chiarimenti relativi alla trattativa stato mafia o altro.

È vero che i nostri giovani hanno il dovere di conoscere e di coltivare la memoria, ma siamo innanzi tutto noi adulti, noi docenti, noi genitori che abbiamo l’obbligo morale di condividere con i nostri figli e con i nostri studenti questa memoria.

Non possiamo chiedere ai ragazzi di sapere chi sia Di Matteo se per primi noi adulti non ne parliamo con loro; è inutile prenderci in giro, i ragazzi di oggi non guardano notiziari, non leggono giornali, hanno un modo di attingere informazioni in relazione solo a ciò che a loro interessa, sono preparatissimi su ciò che li incuriosisce, su ciò verso cui nutrono le loro passioni, hanno enormi potenzialità ed enormi quantità di fonti ove attingere informazioni; se però i nostri giovani non sono interessati a qualcosa, quel qualcosa non assume nella loro vita alcuna importanza, non è degna di essere affrontata, analizzata, studiata. È per questi motivi che corre a noi il dovere morale (lo ripeto) di fare loro conoscere la nostra storia, di fare loro conoscere che in quel maledetto 23/05/1992, saltò in aria un’autostrada perché si volle uccidere l’uomo che più di ogni altro in quel momento storico rappresentava la legalità, rappresentava le persone oneste, rappresentava le persone che avevano scelto di proteggerlo e che viaggiavano con lui, disposte a sacrificare la loro vita per quell’uomo della legalità.

Cari ragazzi, non commettete gli errori della mia generazione, abbiate il coraggio di aprire gli occhi sul nostro passato, abbiate il coraggio di coltivare la memoria, ne trarrete beneficio, imparerete che la società non è solo quella che anonimamente vi si presenta dinnanzi e che giustamente spesso criticate; essa è stata anche vissuta da persone che hanno sacrificato la loro vita per difendere un ideale, un sogno, un progetto. Imparerete a sognare con loro, a condividere quei sogni di legalità e di un mondo migliore che hanno alimentato questi illustri uomini che ancora non avete avuto l’onore di conoscere, imparerete a «sentire la bellezza del fresco profumo di libertà» (P. Borsellino).

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A proposito dell'autore

Nasce a Palermo il 19/03/1974, si diploma al liceo classico "Vittorio Emanuele II" nel 1992 e si laurea in filosofia presso la "Facoltà di Lettere e Filosofia " dell'Università degli studi di Palermo il 01/04/1998 con una tesi su Kuhn e le tecnologie multimediali. • Nel 2002 si abilita all'insegnamento classe di concorso A037 (storia e filosofia nei licei) e nel 2008 consegue l'abilitazione nella classe di concorso A036 ( filosofia, pedagogia, psicologia). • Nel 2011 entra di ruolo (con nomina giuridica retrodatata al 2010) per la classe A037 presso il liceo scientifico "N. Palmeri" di Termini Imerese, insegnando storia e filosofia presso la sezione distaccata di Ciminna. • Nel 2012 ottiene il trasferimento presso il liceo scientifico statale "Ernesto Basile" di Palermo dove insegna (storia e filosofia) tutt'oggi, ricoprendo dal settembre 2013 anche la funzione strumentale Area 4 relativa alle iniziative culturali e ai rapporti col territorio. • Sposato dal 2003, ha un figlio di 7 anni. • Tra le sue passioni la lettura, la fotografia, la tecnologia e i viaggi.

1 risposta

  1. YLENIA TUSA

    Nonostante sia un articolo scritto e pubblicato nel 2014 , non resisto ad esporre il mio commento sul professore Chiolo piuttosto che sull’articolo da lui scritto, avendolo , purtropppo , conosciuto di presenza alla mia “triste maturità”.
    Il professore Chiolo è stato il mio docente esterno di storia e filosofia agli esami di maturità conseguiti all’Istituto Regina Margherita nell’anno scolastico 2012/2013.
    Voglio premettere che il Regina Margherita , almeno per la mia esperienza, non sia un buon Istituto , corpo docenti assente , poco professionale , incompetente. Quando dico “incompetente” non mi riferisco alla conoscenza della disciplina ma alle modalità didattiche per la trasmissione e l’apprendimento di essa . Definirei che in tutto il Regina Margherita aleggia un clima di “superficialità” basato anche sulla valutazione degli allievi.
    Tornando al Professore Chiolo, rammento all’esame orale un professore ARROGANTE , PRESUNTUOSO che non ha avuto rispetto e umiltà di fronte a delle ragazze e soprattutto di fronte a delle “PERSONE” che stavano svolgendo, insieme alle loro lacune, impreparazioni e tensioni, un esame importante . Dopo l’esperienza della maturità mi sono ritrovata ad imbattermi sul web con gli scritti e i pensieri del professore Chiolo . Ora mi chiedo : ma come fa una persona del genere ad essere un difensore e promotore della lotta contro la mafia? ad essere così moralista? o.O come può dimostrarsi un moralista se la sua superbia, agli esami orali della mia maturità e in chissà quanti altri esami, equivale alla stessa superbia che un mafioso assume nei confronti di un Giovanni Facolne o di una persona comune? Detto questo concludo dicendo che i suoi articoli e libri NON MI INTERESSANO perchè come già sappiamo e dobbiamo anche constatare : Una persona può essere la più dotta e intelligente del mondo , ma se non ha umiltà e rispetto per qualsiasi persona si trovi davanti vale meno di zero!!