Sul caso di Chiara Cumella, 23 anni, originaria di Caltanissetta, affetta da tredici patologie rare a causa delle quali ha già dovuto subire 33 interventi chirurgici, oltre alla magistratura è intervenuta anche la politica. Alla studentessa, (che per lunghi periodi è costretta a stare sulla sedia a rotelle, deve convivere con un sondino naso-gastrico e assumere quotidianamente i farmaci salvavita per le continue crisi allergiche), iscritta al quinto anno della facoltà di Medicina del Fondo Proserpina di Enna, partner e gestore dei servizi dell’università romena di Galati, Dunarea di Jos, è stato negato infatti il diritto di seguire le lezioni da remoto. “Per le persone con disabilità in Italia – ha detto Davide Faraone, deputato di Azione Italia Viva – esistono ancora zone franche in cui è impossibile far valere il loro diritto allo studio. Vengono infatti messe all’alternativa se studiare o curarsi. Questo è incivile soprattutto in quanto il tribunale ha già deciso con sentenza che l’università deve consentire la frequentazione online”.
La ministra dell’Università Anna Maria Bernini respinge ogni responsabilità. “L’Istituto romeno Dunarea Galati che opera nella città di Enna – ha detto la ministra – non dà luogo a un’istituzione riconosciuta, ai fini dell’erogazione di corsi accreditati presso questo ministero o al rilascio di titoli propri dell’ordinamento”. Vengono meno quindi i meccanismi di controllo previsti in generale per le università italiane così come le ordinarie verifiche e le eventuali sanzioni in relazione all’accreditamento dei corsi di studio. “Non è un problema personale – aveva dichiarato ad ottobre dell’anno scorso Vladimiro Crisafulli, amministratore unico dell’ateneo di Enna – Il Fondo Proserpina si adegua all’ordinamento dell’università romena secondo cui la presenza alle lezioni deve essere obbligatoria”.
Stanca di questa condizione, la studentessa ha deciso di ricorrere alle vie legali. “Il tribunale civile di Caltanissetta – spiega l’avvocata Vania Limuti – ha emesso un primo provvedimento urgente che stabilisce che la ragazza debba potere seguire da remoto tutte le lezioni teoriche e pratiche che non comportino attività manuale”. Il tribunale inoltre ha nominato un tecnico allo scopo di istituire il collegamento consentendo così alla ragazza di potere partecipare alla didattica a distanza, anche se di fatto l’ateneo, non riconoscendo la presenza, le impedisce di sostenere gli esami. Da qui, l’immediata trasmissione del fascicolo alla procura della Repubblica competente. “Si tratta – dice l’avvocata Limuti – di un grave pregiudizio per la studentessa svantaggiata che vede frustrato il suo diritto allo studio per un quadro clinico personale che non inficia minimamente la sua sfera intellettiva”. Chiara è sfiduciata, oltre alla malattia invalidante, anche le continue umiliazioni. “Ancora una volta il mio diritto allo studio viene negato – dice la ragazza – Continuano a mettermi nelle condizioni di scegliere tra curarmi e studiare”.