In Italia è stata definitivamente abolita la censura cinematografica. Il Ministro della cultura, Dario Franceschini, commenta: “Lo Stato non potrà più intervenire sulla libertà degli artisti”
Il decreto
Il Ministro Franceschini, ha firmato il decreto con cui viene archiviato il “sistema di controlli e interventi che consentiva ancora allo Stato di intervenire sulla libertà degli artisti”. La grande novità del decreto attuativo, che segue la cosiddetta “Legge Cinema” del 2016, consiste nel non poter più vietare, come previsto in precedenza, l’uscita in sala di certi film o imporre a questi tagli o modifiche.
Censura cinematografica: il nuovo regolamento
La classificazione dei film vietati ai minori sarà affidata ad un’apposita Commissione, formata da sociologi, psicologi ed esperti di cinema, istituita presso la Direzione generale cinema del Ministero della cultura. La Commissione convaliderà dunque una classificazione delle opere in base alle fasce di età (non adatte ai minori di 6, 14 e 18 anni). In base alle nuove regole, a proporre la categoria ritenuta più adeguata saranno direttamente i loro produttori. Solo a quel punto, la Commissione potrà confermare la categoria o proporne una diversa.
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La storia della censura del cinema italiano
In Italia, la censura cinematografica è stata istituita con il Regio Decreto n. 532 del 31 maggio 1914. Con il tempo, la sua applicazione subì diverse modifiche, passando da un rigido controllo morale, religioso e politico ad una funzione di tutela, soprattutto dei minori, con una classificazione delle pellicole in base a determinati temi (sesso, violenza, armi…). Su quasi 35mila film sottoposti alla censura italiana, 274 sono stati rifiutati, mentre oltre 10 mila furono ammessi nelle sale dopo alcune modifiche. Fra i casi più eclatanti: Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti, La dolce vita di Federico Fellini, La ricotta di Pier Paolo Pasolini e l’Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci.
Il caso de “Ultimo Tango a Parigi”
Tra i più celebri film censurati, Ultimo Tango a Parigi (1972) di Bernardo Bertolucci, con Marlon Brando e Maria Schneider. La pellicola venne bloccata subito dopo la sua uscita a causa delle numerose scene erotiche, giudicate scandalose. “Osceno e privo di contenuto artistico”, così venne descritto dall’opinione pubblica. Il caso finì persino in tribunale. Il film venne poi reintrodotto soltanto nel 1987.