La profezia non si è avverata
Divatrio tra Nord e Sud? Era il 1972. Paul Allen e Bill Gates fondavano Traf-O-Data che sarebbe poi diventata Microsoft, Enrico Berlinguer diventa segretario del PCI, la Fiat 127 diventa l’auto dell’anno e nelle radio dei nostri genitori suonavano alla radio “Montagne verdi” di Marcella e “Piazza grande” di Lucio Dalla.
Nel frattempo, sempre in quell’anno, precisamente il 13 Settembre, il professore universitario Pasquale Saraceno, scrivendo per il quotidiano “Il Corriere della Sera” stimava che il divario tra Nord e Sud sarebbe stato colmato soltanto nel 2020.
La situazione del divario tra nord e sud oggi
Adesso, facciamo qualche passo in avanti: torniamo ad oggi. Agli sgoccioli di quest’anno a dir poco tragico, proveremo a smentire -permettetecelo- il professor Saraceno.
Oggi tra Nord e Sud la differenza nel PIL per abitante è di circa il 45%. Una spaccatura che si traduce nel diverso livello di efficienza dei servizi, di opportunità di lavoro per giovani e non, di qualità della vita.
Secondo i dati dell’ISTAT riferiti al 2017, il PIL pro-capite è aumentato in ampie porzioni del Nord, con un +2,6 per cento in Lombardia, mentre si è mantenuto alto il divario territoriale: il livello nel Mezzogiorno è inferiore del 44,2 per cento rispetto al Centro-Nord. Le regioni con il PIL pro capite più basso sono Calabria e Sicilia. Trentino-Alto Adige, Lombardia, Emilia-Romagna e Valle d’Aosta presentano i valori più elevati, al di sopra dei 32 mila euro.
Di fatto, negli ultimi anni, nessuno investe più al Sud: la quota scende progressivamente dall’1% del PIL fino a un magrissimo 0,15% nel 2015, questo conseguentemente causa una diffusa disoccupazione che a sua volta si traduce in un’intensa emigrazione giovanile, che causa l’impoverimento intellettuale e demografico del Sud (cosiddetta fuga dei cervelli). Si parla di quasi due milioni di giovani validissimi moltissimi di loro laureati che emigrano altrove, sperando di trovare quella fortuna che la loro amata terra non gli ha concesso.
…e L’Unione Europea?
Da parte dell’UE, invece, le politiche di coesione ed uguaglianza che ci si professava di raggiungere alla sua sottoscrizione nel dopoguerra, danno risultati insufficienti, tradite dalla non complementarietà degli interventi nazionali e dagli approcci assistenziali locali ai paesi che più ne hanno bisogno.
Anche la politica locale ha avuto un ruolo di totale disinteresse e noncuranza nei confronti del Sud, mentre si diffondono le insidie soffocanti del potere delle mafie e si aggravano le debolezze della Pubblica Amministrazione che si rivela spesso inefficace.
Il Sud rimane sempre un passo indietro. Ed è innegabile che la pandemia vada a marcare ancora di più quelle che sono le disuguaglianze economico- sociali. Ormai da mesi il PIL siciliano precipita, ma quello che dovrebbe farci allarmare sono le previsioni di crescita per il 2021: per la Sicilia si prevede una crescita dell’1.2%, mentre per il Veneto sarà del 5%.
Per concludere, purtroppo il divario tra Nord e Sud c’è ancora e si è pure allargato. Quindi, tirando le somme di quest’anno, siamo costretti a malincuore a smentire il professor Saraceno, anche se tutti avremmo voluto davvero dargli ragione e applaudirlo per la sua previsione.
Non ci resta che rimboccarci le maniche e, come i nostri genitori nel lontano 1972, sperare in un futuro migliore per il nostro Paese e, soprattutto, per il Sud.