C’è un momento, nella vita di troppi studenti, in cui succede qualcosa. In cui ci si guarda allo specchio e si realizza che non ce la si fa più, che è troppo, che si è arrivati al limite. In quel momento, la sola idea di aprire un libro e cominciare a preparare un esame è intollerabile.
Questo è il blocco dello studente, un muro apparentemente impossibile da scalare che ci si trova davanti all’improvviso, inaspettato, e che può arrivare a prescindere da tutte le altre variabili.
Può arrivare a studenti pessimi, come a studenti eccellenti, in facoltà difficili e stressanti come in facoltà più tranquille, all’inizio come alla fine del percorso di studi.
Come scriveva Giuseppe, un ragazzo che mi segue, nella live di qualche giorno fa: “il blocco dello studente è come le sabbie mobili, se ti agiti affondi e se non fai niente pure”.
Oggi vi racconto del mio blocco dello studente, e di come ho fatto a superarlo.
Ho incontrato il blocco dello studente 2 volte nella mia “carriera” universitaria. Ma la seconda volta è stata un po’ diversa e credo che meriti un approfondimento a parte, ne riparleremo.
La prima volta che mi sono scontrato con quel muro ero al secondo anno di università.
Facoltà di lettere moderne, facile, niente grossi stress. Media eccellente da sempre, fino a quel momento una decina di esami preparati senza sforzo. Una passeggiata, finché non mi sono arenato.
Di punto in bianco ho semplicemente smesso di studiare. Del tutto. Dopo una sessione estiva normale, e una autunnale non particolarmente brillante si è fermato tutto. Il primo segnale è stata la frequenza. Fin dall’inizio degli studi non ero stato un assiduo frequentante delle lezioni, ma nel giro di un mese ho smesso del tutto di andare all’università, c’era sempre una scusa, un impegno, una ragione per non andarci.
Poi ho iniziato a non toccare nemmeno i libri. Alcuni richiesti per gli esami invernali non li ho comprati nemmeno. Sono arrivato a un paio di settimane dalla sessione di gennaio-febbraio che, di 3 corsi richiesti, non ne avevo frequentato nessuno. Di nessuno avevo nemmeno iniziato a leggere qualcosa, di uno dei tre non avevo nemmeno idea di quale fosse il programma.
Preso dal panico all’idea di saltare del tutto la sessione, ho accumulato in due settimane, con una fatica indicibile, lo studio di uno dei tre, ignorando del tutto gli altri.
Ho passato l’esame con il massimo dei voti, naturalmente, e qui sul voto ci torniamo fra un attimo. In ogni caso, la sessione è lì. Mi sono detto: “vabbè dai, ci sta per una volta rallentare un po’, ora si ricomincia alla grande e a giugno-luglio si recupera”.
E invece, ho ricominciato allo stesso modo. Zero frequenza, zero studio, zero interesse per i programmi d’esame, una continua autogiustificazione per evitare di affrontare il vero problema: che non volevo più studiare, che era persino doloroso farlo e che senza il terrore a darmi una mossa non ero in grado di leggere nemmeno una pagina.
E così ho ripetuto lo stesso schema alla sessione estiva: un solo esame preparato a caso da non frequentante in due settimane sotto effetto della paura (per poi dimenticarlo dopo 3 giorni). E poi l’ho fatto ancora. E ancora. E ancora. Finendo in un fuoricorso devastante in cui sono rimasto per molto più tempo di quanto non voglia ammettere.
E qui torniamo sui miei voti, che sono rimasti sempre impeccabili: la media è diventata una trappola di autogiustificazione, il voto alto è diventato una scusa per il numero ridicolo di esami preparati. Mi dicevo “eh sì, è vero che sei fuori corso, ma lo fai perché vuoi una media perfetta”.
Cazzate. La verità è che la media perfetta proveniva dagli esami fin troppo semplici, dagli effetti positivi a breve termine del cramming, dal fatto che erano quasi tutti orali e io a parlare me la sono sempre cavata bene.
Avevo un rifiuto totale per lo studio e l’ambiente universitario, mi sentivo in gabbia, bloccato, non potevo mollare perché ero oltre la metà e mi sentivo obbligato a finire, allo stesso tempo non sapevo che fare, come uscirne e allora non ci pensavo e mi dedicavo ad altro.
Ironicamente, è stato proprio in questo periodo che ho cominciato ad approfondire il tema dell’apprendimento efficace. Forse cercavo una bacchetta magica che mi facesse uscire da quella situazione assurda.
Come vi dicevo, questa situazione si è protratta per tanto tempo, per anni, e si è incancrenita fino a diventare una matassa difficile da sbrogliare. Alla fine, però, con uno sforzo immane, ne sono uscito. Ci ho pensato bene e credo che siano 4 i fattori che mi hanno permesso di venirne a capo. Eccoli qua.
L’errore più grande che si possa fare quando si è di fronte a un blocco, è quello di tenerlo per sé. Di chiudersi completamente e rimanere da soli. Chiedere aiuto non è una debolezza, è una prova di carattere.
Quando ho cominciato a condividere le mie difficoltà con la mia famiglia, con la mia ragazza, con i miei amici, improvvisamente ho cominciato a vedere le cose sotto un punto di vista differente, a essere più obiettivo. Mi sono fatto dare una mano, spingere, accompagnare, ho iniziato a uscire di più di casa e magari a studiare in gruppo, a confrontarmi, a frequentare qualche lezione in più e pian piano questo mi ha aiutato.
E non c’è solo l’aiuto di chi ci sta vicino e ci vuole bene, c’è anche l’aiuto professionale di chi è preparato e competente. Non mi vergogno minimamente a dire che la terapia mi ha aiutato in modo enorme e voglio sfruttare questa piattaforma che ho, questo pubblico che mi segue per dirlo una volta per tutte: andare dallo psicologo (o psicologa) non è qualcosa che deve spaventare o di cui ci si debba vergognare. Non ci si vergogna ad andare dal dentista quando si ha male ai denti. È la stessa cosa, finiamola con gli stereotipi arretrati sugli “strizzacervelli”.
E di più: si cerca il migliore o la migliore professionista possibile, non ci si affida a dubbi motivatori o fuffa coach di chissacchè. Andate da professionisti, gente preparata che sa quello che dice. Non si scherza con queste cose. Basta ciarlatani e buffoni esaltati, i problemi psicologici si risolvono con gli psicologi. Punto.
E vale lo stesso anche per i consigli online, come quelli che vi do in questo articolo: sono consigli, cose che io ho trovato utili, esperienze personali che condivido. Ma non prendetele come oro colato, facciamo lo sforzo collettivo tutti insieme di uscire dalla logica del “guru” e passare ad essere seri e critici.
Tra l’altro, proprio per andare oltre ai banali consigli e creare qualcosa di reale, scientifico, che potesse aiutare davvero gli studenti in difficoltà, ho creato insieme allo psicologo e psicoterapeuta di fama nazionale dott. Alessandro Bartoletti un videocorso chiamato “Studente Strategico”, che penso dovresti prendere in considerazione. È il frutto dell’esperienza e dello studio combinato di decenni di lavoro con gli studenti e ha già portato a risultati straordinari moltissimi ragazzi e moltissime ragazze.
Cercare nuovi stimoli all’interno del percorso di studi è un’altra cosa che mi ha aiutato in modo sostanziale. Gran parte dei mattoni del mio muro si sono originati con la noia, la frustrazione di studiare cose che non trovavo stimolanti a sufficienza, che non mi mettevano alla prova.
Questo si è risolto quando sono passato alla specialistica, quando ho cominciato a studiare linguistica e ad approfondire tutti gli esami che potevo con “psico” nel nome.
Usate tutta la flessibilità che potete nel vostro piano di studi per cercare materie che vi accendano la mente, difficili anche, sfidanti, e anche all’interno di materie meno entusiasmanti imparate a ricercare il lato più curioso, più strano.
Sfruttate internet per cercare approfondimenti inaspettati, storie, aneddoti che accompagnino lo studio tradizionale e vi aiutino a vederlo sotto un altro punto di vista.
Discutete di quello che studiate, confrontatevi, dibattete. Anche l’argomento più noioso e banale può diventare entusiasmante se ci investite sopra.
Questa è la mia specialità, come sapete. Quando la mia passione per il tema dell’apprendimento si è fatta più strutturata e scientifica, ho cominciato a studiare sperimentando le metodologie che stavo imparando.
Era come essere al tempo stesso lo scienziato e la cavia, provavo nuove strategie, nuove tecniche, nuovi approcci ad ogni esame. E lo adoravo.
Ora, non è detto che voi abbiate la voglia, il tempo o l’interesse per fare quello che ho fatto io, ma stravolgere il vostro metodo di studio in senso positivo, ricercando qualcosa di realmente efficace e funzionante, non le fesserie da “2000 pagine al giorno” e cose del genere, parlo di roba seria, scientifica, può essere un approccio vincente per superare il blocco.
Studiare meglio vi permetterà di allontanare la frustrazione, la ripetitività, la noia e l’incertezza di non sapere cosa dovete fare. Vi darà sicurezza e controllo totale sul percorso di preparazione. E scusate se è poco.
Ovviamente, se volete portare il vostro studio su un altro livello… vabbè, non ve lo dico neanche: SISTEMA ADC
A un blocco totale dello studente corrisponde quasi sempre una serie infinita di cattive abitudini:scorrette, improduttive, tossiche.
Cambiando abitudini, ho cominciato a cambiare me stesso e il mio modo stesso di pensare, di agire, il mio stato psicofisico. Sebbene tutto questo di per sé non abbia da solo permesso di superare le mie difficoltà, ha comunque creato il terreno fertile su cui far fiorire una nuova attitudine e mentalità.
Vi sparo una carrellata di abitudini che io ho personalmente cambiato nella mia vita e che mi hanno veramente aiutato:
Queste sono le abitudini che io ho cambiato, poi ovviamente ognuno è diverso, ognuno sviluppa le sue abitudini orrende, per cui osserva in modo critico la tua vita di tutti i giorni e scopri cosa puoi sistemare un po’ alla volta.
Tutto questo, con il tempo, mi ha permesso di scalare il muro, di superare il blocco dello studente. E spero che questi consigli possano tornare utili anche a te.
E se, in questo momento, quando guardi questo video, sei ancora immerso fino alla gola nella melmadel blocco dello studente bé, comincia da anche soltanto una di queste cose, comincia anche solo da qualcosa di piccolo, ma comincia ad agire.
Come ho fatto io, come hanno fatto in tanti, puoi uscirne. Non mollare.
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