Lo scorso gennaio la chiusura delle indagini eseguite dalla Digos per due ex rettori, un prorettore, sette ex capi dipartimento e un ex coordinatore dell’ateneo catanese in quello che venne considerato il filone principale dell’inchiesta della Procura denominata “Università Bandita”.
Dal primo piano di palazzo di giustizia è arrivata la notifica della chiusura delle indagini preliminari per il resto degli indagati coinvolti in quelli che furono definiti due tronconi della vicenda e che riguarda diversi nomi, alcuni dei quali resi pubblici già al momento in cui venne accertato il loro coinvolgimento.
Sono cinquantaquattro le persone “avvisate” ufficialmente dai magistrati, i sostituti procuratori Marco Bisogni, Agata Vinciguerra, Santo Distefano e l’“aggiunto” Agata Santonocito che coordina il gruppo, insieme al procuratore Carmelo Zuccaro.
Tra loro alcuni docenti di altre facoltà italiane, l’ex procuratore di Catania Vincenzo D’Agata, la figlia docente universitaria, l’ex sindaco del capoluogo etneo Enzo Bianco e l’ex assessore comunale e professore universitario, Orazio Licandro. Per il resto numerosi sono i docenti universitari del capoluogo etneo.
Questo l’elenco completo dei 54 nomi “avvisati”, in ordine alfabetico e che adesso avranno venti giorni di tempo per presentare le proprie memorie difensive, chiede di essere interrogati e/o svolgere le proprie indagini sulla scorta dei capi d’imputazione per i quali sono chiamati a rispondere. Salvatore Cesare Amato, Piero Baglioni, Laura Ballerini, Antonio Barone, Giovanni Barreca, Alberto Bianchi, Vincenzo Bianco, Antonio Giuseppe Biondi, Paolo Cavallaro, Giovanna Gigliano, Umberto Cillo, Agostino Cortesi, vera Maria Lucia D’Agata, Vincenzo D’Agata, Stefano De Franciscis, Francesco Saverio De Ponte, Francesco Di Raimondo, Alfredo Angelo Donati, Santo Di Nuovo, Alessia Facineroso, Santi Fedele, Enrico Foti, Anna Garozzo, Eugenio Gaudio, Maria Giordano, Alessandro Angelo Granata, Salvatore Calogero Guccio, Alfredo Guglielmi, Giampiero Leanza, Massimo Libra, Orazio Antonio Licandro, Vincenzo Luigi Mancini, Claudio Marchetti, Massimo Mattei, Paolo Mazzoleni, Maura Monduzzi, Marco Montorsi, Giovanni Matteo Negro, Ferdinando Nicoletti, Karl Juergen Oldhafer, Caterina Maria Paino, Maria Giuseppe Pappalardo, Pietro Pavone, Vincenzo Perciavalle, Giovanni Puglisi, Giovanni Stefano Puleo, Alessandra Maria Ragusa, Antonino Recca, Romilda Rizzo, Salvatore Saccone, Giovanna Schillaci, Luca Vanella, Giuseppe Vecchio, Giuseppina La Vecchia.
Da quello che venne definito un terremoto giudiziario che scosse l’ateneo, sotto inchiesta il presunto malaffare su concorsi, incarichi e ruoli. Inizialmente furono indagati gli ex rettori Francesco Basile e Giacomo Pignataro e gli ex direttori di dipartimento, Giuseppe Barone, Michela Maria Benedetta Cavallaro, Filippo Drago, Giovanni Gallo, Giancarlo Magnano San Lio (ex prorettore), Carmelo Giovanni Monaco, Roberto Pennisi e Giuseppe Sessa, quest’ultimo ex presidente del coordinamento della Facoltà di Medicina. Furono tutti interdetti dalle funzioni per un anno e sebbene con tempi e modalità differenti, furono poi tutti “liberati” dal provvedimento restrittivo. (laSicilia)
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Se le accuse dovessero essere confermate in sede processuale, emerge la mala-Italia delle tresche, degli intrallazzi, delle raccomandazioni, delle appartenenze, alla faccia della Costituzione e delle persone meritevoli. Mala Italia che ammorba la vita democratica del Paese.