Escluso il lockdown generalizzato, si registra, invece, un’accelerazione per una stretta nazionale per contrastare il Coronavirus già da questo fine settimana. Non è solo la richiesta sempre più pressante che arriva dagli scienziati, dal ministro della Salute, dal Pd. Ma è la decisione che il premier Giuseppe Conte starebbe maturando in queste ore.
Al momento sul lockdown totale e sul blocco di scuole e attività produttive c’è il fermo no del premier. L’obiettivo è limitare ancora di più svaghi e spostamenti, con l’ipotesi di un coprifuoco nazionale e la chiusura di bar e ristoranti già dalle 18: far sì, in sostanza, che i cittadini si muovano durante il giorno solo per studio e lavoro.
L’ala più rigorista del governo ormai non esclude più neanche un lockdown, per un tempo limitato di due o tre settimane e con una nuova massiccia iniezione di aiuti all’economia. Da Palazzo Chigi negano che l’idea sia sul tavolo: non se ne parla. Aggiungono che ad ora tutte le ipotesi sono solo suggestioni.
Conte del resto neanche sui tempi del nuovo dpcm non ha ancora sciolto la riserva, né con i ministri né con i suoi collaboratori: trascorre la giornata a studiare e confrontarsi, a partire dai dati. Incontra il commissario Domenico Arcuri e legge numeri e analisi del monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di sanità e del ministero della Salute.
Soppesa anche i dati economici e delle misure che servirebbero a compensare le nuove restrizioni. Non è detto, spiegano da Palazzo Chigi, che decida di intervenire dal weekend. Ma un’accelerazione viene ormai da tutti considerata inevitabile: ministri ed enti locali si attendono – e auspicano – una convocazione nelle prossime ore.
Nel mirino ci sarebbero ancora palestre e piscine, nonostante il protocollo aggiornato con misure ancor più rigide per evitare la chiusura. E poi le sale giochi e i centri commerciali, affollati soprattutto nel weekend. Quanto ai bar e ristoranti, il tentativo è evitare di colpire ancora un settore già molto provato, ma una nuova stretta serale sembra probabile. Si discute sugli orari: portare la chiusura dalle 24 alle 23 servirebbe a poco, si starebbe ora valutando un coprifuoco dalle 21 o 22. Ma l’idea con più effetti, secondo gli esperti, potrebbe essere quella di far chiudere bar e ristoranti già alle 18: niente aperitivo.
Alleggerire il trasporto pubblico, è la principale premura in queste ore, oltre al rafforzamento del sistema di tracciamento dei contagiati. Ma proprio sui trasporti e la scuola si starebbe consumando un rimpallo tra ministeri che avrebbe per ora frenato anche la convocazione della riunione con le Regioni ipotizzata per armonizzare le misure regionali. Lucia Azzolina è sulle barricate in difesa della didattica in presenza, spalleggiata da Luigi Di Maio e dal M5s: ci si contagia su bus e metropolitane, non in classe, insistono. Paola De Micheli difende le misure di contingentamento già adottate e resiste alle pressioni dei Cinque stelle per abbassare la capienza dall’attuale 80%. Certo, una nuova stretta porterebbe un massiccio rafforzamento dello smart working. Ma a quel punto, sostengono fonti Dem, anche la didattica a distanza andrebbe aumentata, a partire dalle superiori.
Quanto agli spostamenti, si discute sull’opportunità, vista la diffusione del virus, di intervenire impedendo di muoversi dalle Regioni: più probabile dare indicazioni perché si limitino al massimo le uscite non necessarie.