“Restiamo a casa”: l’appello risuona forte in tutta Italia in questo periodo difficile e complicato per tutti.
Il Coronavirus, questo nemico invisibile, continua a far parlare di sé, a spaventarci, a cambiare le nostre abitudini. Ma, anche da casa, il virus non può fermarci e non lo farà e, in questi giorni, ne abbiamo avuto testimonianze lampanti. Il Coronavirus non ferma la cultura, non ferma il conseguimento dei propri obiettivi, non può arrestare i sogni di una generazione chi si è impegnata e ormai giunta a traguardi importanti.
In tempi di Coronavirus, in cui la vita e le abitudini di tutta la popolazione italiana sono state stravolte, si cercano soluzioni alternative per permettere ai tanti giovani che avrebbero dovuto laurearsi nei loro Atenei di farlo ugualmente.
Un’emozione diversa quella della Laurea telematica ma non inferiore. Un’esperienza irripetibile e densa ancora più di significato in un momento particolare come quello che stiamo vivendo: i festeggiamenti, gli abbracci di congratulazione sono al momento rinviati al dopo Coronavirus. L’unicità della proclamazione è stata condivisa con i genitori a casa, mentre il nonno e le sorelle si trovano in altre abitazioni, viste le ordinanze che vietano di uscire. Tutti, amici e familiari, attenderanno pazientemente per congratularsi di persona. Al momento ci si accontenta degli auguri su Instagram.
Abbiamo chiesto a Silvia di raccontarci la sua esperienza.
Delusione?
«All’inizio sì, un pizzico di delusione. Dopo anni di sacrifici aspettavo con ansia di poter festeggiare, di abbracciare parenti e amici, di godermi finalmente il momento. Ma siamo in questa situazione e non si poteva fare di meglio. Festeggerò più avanti. Organizzerò una mega party qui a Palermo>> confessa Silvia.
Come avresti voluto festeggiare?
«Una festa con i parenti e un’altra con gli amici. Avrei organizzato un aperitivo con i colleghi, gli amici di sempre. Un dopo cena in discoteca. Lo faremo quando si tornerà alla normalità. Intanto, ho brindato con i miei genitori e con mia sorella. L’emozione c’è stata. E con i miei colleghi abbiamo deciso di provare a sdrammatizzare e di vestirci a metà.
Chi in giacca e cravatta per mostrarci al pc, ma sotto c’è chi come me ha indossato la tuta, chi il pigiama, chi solo in mutande. Annotazioni positive? Dalla mia camera da letto sono passato direttamente in seduta di laurea. I festeggiamenti? Al momento solo rinviati. Ma ci saranno eccome se ci saranno e avranno anche un sapore diverso, del tutto nuovo: significherà che il peggio è passato e noi ce l’abbiamo fatta.
UniPa va avanti, anche da casa.