L’effetto coronavirus si fa sentire anche sul programma Erasmus. Dopo la comunicazione “a caldo” delle tre agenzie italiane che si occupano della mobilità per studenti, lavoratori e volontari adesso arriva anche una nota “a freddo” della Commissione europea, che certifica la possibilità di sospendere (volontariamente) la partecipazione a un programma di scambio da e per l’Italia. Invocando ragioni di «causa di forza maggiore». E, dunque, senza andare incontro al pagamento di penali.
I numeri di Erasmus
L’impatto che l’epidemia legata al virus Covid-19 sugli scambi studenteschi non è di poco conto. Basti pensare che negli ultimi cinque anni – solo per restare agli scambi di studenti universitari – sono partiti dall’Italia 180.252 studenti. Numeri che fanno del nostro Paese la quarta meta per numero di partenti dopo Francia, Germania e Spagna. Se a questo aggiungiamo che la Penisola è quarta anche per i flussi in ingresso il quadro delle possibili conseguenze legate al diffondersi del coronavirus appare ancora più nitido.
Le prime indicazioni sulla sospensione
Una prima indicazione sulle prospettive a breve di Erasmus è arrivata lunedì 24 febbraio dalle tre Agenzie nazionali che si occupano della mobilità in entrata e in uscita: Indire, Inapp e Agenzia nazionale per i giovani. Tutte e tre gli enti invitavano gli istituti e le organizzazioni interessati a rivedere la pianificazione e la calendarizzazione delle attività di scambio, posticipando le mobilità – anche in entrata – in accordo con i partner di progetto e nell’ambito delle rispettive relazioni bilaterali. Ritenendo applicabile la «causa di forza maggiore».
La nota della Commissione europea
Una parola di chiarezza ulteriore arriva ora dalla Commissione europea. Con una nota ufficiale l’Ue invita i partecipanti ai programmi Erasmus+ per le aree interessate da rischio contagio a farsi supportare da ambasciate, consolati e consolati onorari nel paese di permanenza.
Lo stesso documento precisa anche che è possibile cancellare, sospendere o posticipare le attività appellandosi alla causa di forza maggiore. La richiesta va presentata alla propria Agenzia nazionale e può riguardare – chiarisce infine l’esecutivo comunitario – alle attività che si svolgono in qualsiasi zona interessata nonché alla mobilità in entrata da tali aree. Almeno fino a nuovo ordine.