Una mamma di Firenze ha scritto una lettera al Corriere Fiorentino, preoccupata per i due giovani figli che sono stanchi delle restrizioni e cercano in ogni modo degli escamotage per uscire. La sua lettera, quasi al limite dell’inverosimile, inizia così: “Chiedo scusa per non aver saputo educare i miei figli“. Questa mamma parla delle sue difficoltà da genitore ad insegnare ai suoi ragazzi come comportarsi. “Credevo di avere dei figli ragionevoli e rispettosi. Mi ritrovo degli sconosciuti“, ha scritto.
La donna, sempre nella stessa lettera, ha scritto di essere consapevole di poter risultare impopolare e eccessiva. Ma sente il bisogno di essere compresa e di chiedere scusa. “E’ risaputo che tantissime persone continuano a vedersi per cene e festicciole. Ho persino un’amica che ha organizzato un catering per più di 20 persone. E sono a conoscenza di feste tra ragazzi con numeri altissimi di invitati“.
La frustazione eccessiva di una mamma
Comprendiamo la frustrazione e la stanchezza di questa mamma. Tutti noi stiamo avvertendo dopo un anno di stravolgimenti, ma forse stiamo un po’ esagerando. Insomma, per questa donna il fallimento educativo sta nel fatto che i suoi figli adolescenti osano uscire con gli amici. Nonostante il Covid.
Qui rischiamo di esagerare davvero. E soprattutto di ignorare la sofferenza dei più giovani e il loro naturale desiderio di vedersi, di riunirsi, di confrontarsi. E’ vero che bisogna essere rispettosi delle regole, cauti, assennati. Ma parlare di fallimento educatico per due giovani che hanno voglia di riprendersi la loro vita è davvero eccessivo.
Poveri genitori, così accecati dalla preoccupazione. Ma anche, mi viene da dire, poveri figli! Una madre sente il bisogno di scrivere una lettera ad un giornale per scusarsi con la società se i suoi figli sono “normali”. Siamo la paradosso.
Nella lettera si legge ancora: “Chiedo scusa, perché non sono stata in grado di instillare in loro il senso civico, il rispetto per gli altri. Non so dove ho sbagliato, ma ho sbagliato. Però non mi sento di anteporre una bevuta o una tavolata di amici al lavoro di medici e infermieri o alla vita di qualcuno“.
Cara signora il senso civico e il rispetto per gli altri sono concetti che si misurano con altri metri di giudizio. Non sia così severa se i suoi figli sono “normali”. Gli chieda piuttosto di indossare la mascherina e di non stare troppo a contatto con i loro amici. Ma, mi creda, i suoi figli non sono dei mostri, hanno solo voglia di vivere la loro vita.
Da un lato abbiamo gli irresponsabili che non rispettano le regole, i no mask, i no vax, i no tutto…dall’altro abbiamo famiglie come questa che si trasformano in prigioni sanitarie. Entrambe le categorie facce di una stessa medaglia. Entrambi gli atteggiamenti poco sani ed educativi.
Ancora più inquietante è la conclusione della lettera della mamma indignata pubblicata dal Corriere Forientino: “Forse il Covid è anche una malattia dell’anima“. Vero. Ma probabilmente ad essere ammalata non è l’anima dei ragazzi che vogliono riconquistare la loro vita e la loro socialità. Forse lo è quella degli adulti che, per paura di morire, hanno smesso di vivere e di far vivere i loro figli.
Educare al rispetto, alla cautela, alla tutela della salute è giusto e sacrosanto. Ma bisogna anche comprendere che non possiamo far vivere i nostri ragazzi in delle campane di vetro troppo a lungo. Ne uscirebbero devastati. PIù di quanto non lo sono già.