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Covid, italiani assuefatti dalle restrizioni: “Si vuole tornare a vivere, ma non si riesce”


Il Covid ha cambiato per sempre gli italiani e i suoi effetti si protrarranno. Molti si sentono assuefatti dalle restrizioni e hanno modificato alcuni comportamenti quotidiani, con grosse ricadute sulla vita sociale. Le azioni che due anni fa erano etichettate come “normali” o “abitudinali”, ora sono anormali, prive della loro semplicità quotidiana.

Secondo uno studio di Fondazione Italia in Salute il 63,3% evita di prendere mezzi pubblici. Mentre oltre la metà non frequenta più negozi e bar, per le restrizioni legate al Covid. Sette persone su dieci hanno ridotto le uscite con altre persone. E sempre sette su dieci hanno scelto di non vedere più amici e conoscenti dentro casa, il 30% ha rinunciato a praticare sport. Analizzando più in profondità questi dati, scopriamo che sono soprattutto i residenti al Sud che hanno avuto l’impatto psicologico e comportamentale più profondo, sebbene sia stato diffuso dovunque in Italia.

Ad essere maggiormente colpiti i giovani. Quasi il 60% dei genitori intervistati ritiene che la pandemia abbia avuto un impatto psicologico negativo sui figli minorenni. Per 1 genitore su quattro i minori sono stati “colpiti molto pesantemente”.


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Covid, gli italiani sono assuefatti dalle restrizioni

Se si confrontano i dati relativi ai più giovani sul Covid con quelli medi della popolazione scopriamo che per qualunque comportamento l’impatto sui giovani è maggiore che nella media, con alcune differenze che sono molto significative, e in due casi eclatanti: gli accenni (o sintomi) di depressione erano citati dal 16,5% della popolazione, ma fra i più giovani si sale al 34,7%, quindi più del doppio.

Aumentano anche i disagi psicologici sulle restrizioni. È il 27,1% nella media della popolazione che fra i giovani arriva al 40,2%, anche qui quasi il doppio. “La sorpresa più eclatante della ricerca – hanno detto Preiti e Federico Gelli, presidente di Fondazione Italia in Salute – sono proprio i giovani. Nonostante siano quelli più al sicuro dal virus, sono quelli che psicologicamente hanno subito di più e questo per vari motivi, primo fra tutti perché il digitale, utilizzato molto dai giovani, non è così solido come forma di relazione, e poi perché i giovani hanno dovuto rinunciare alle uscite in gruppo, un momento sacro per molti di loro“.


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A proposito dell'autore

Mi chiamo Morana Alessandro, classe 2000, palermitano. “non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”