Destano particolare attenzione le parole del prof. Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, che dichiara: “Non ci saranno alternative. Dovremo arrivare al coprifuoco in tutta Italia“.
Intervistato sulla situazione attuale, Galli ha detto: «Dobbiamo lavorare a rete, tentare di coinvolgere le aziende, gli uffici pubblici, le scuole. Non accontentandoci di una situazione che ha già mostrato la corda con migliaia di persone in fila per i tamponi. Altrimenti, se non riusciamo a organizzarci, si va per forza per scorciatoie. E la scorciatoia più semplice è sempre il lockdwon. Io però sto paventando questa possibilità, non la sto caldeggiando, voglio essere chiaro. Ma quando non riesci a fare altro, allora chiudi. Per evitarlo, bisogna delimitare i focolai in due modi. Uno: riducendo le occasioni di infezione, limitando così le possibilità di contagio. La parola coprifuoco è molto brutta ma è un provvedimento razionale da questo punto di vista. Secondo modo: dobbiamo ricorrere all’allargamento a rete dell’accertamento il più precoce possibile delle nuove infezioni».
Galli ha poi chiarito le differenze tra la seconda e la prima ondata di coronavirus: «Tra quello che succedeva in marzo e quello che succede adesso ci sono differenze, abbiamo i tamponi rapidi antigenici e, a breve, la possibilità di fare i test salivari per il ritrovamento del virus. Stiamo parlando d’altro. Ovvio che se uno è sintomatico il tampone lo deve fare velocemente e prima degli altri. Ma è anche giusto dire, purtroppo, che quando i nuovi infetti sono migliaia, non c’è sistema di rilevazione che funzioni sui cosiddetti contatti. Quando i contatti da seguire diventano decine di migliaia è impossibile arrivare ovunque. E non c’è sistema sanitario al mondo in grado di farlo. Forse solo la Cina».
L’esperto ha spiegato: «Si tratta di una situazione che anticipa la possibilità di un lockdown, mi rendo conto. Però qualcosa bisogna fare. Si è voluto in tutti i modi dire che le scuole non c’entrano con l’aumento dei contagi. Però questo non sta in piedi. Le scuole c’entrano. Poi, certo, c’entra anche il fatto che i ragazzi si ritrovano prima e dopo la scuola, sul trasporto pubblico e nella socialità extrascolastica. La coincidenza temporale c’è con tutto quanto. Io sono stato l’unico a dire che andare alle urne, con questa situazione, non fosse una grande idea».
Le parole dell’esperto non fanno presagire nulla di buono, ma qualcuno deve pur essere realista. Speriamo che le misure adottate con i recenti DPCM diano presto i loro frutti, per scongiurare un nuovo temibile blocco totale all’economia e alla circolazione.