Lo studio statistico dell’Ospedale Civico di Palermo ha centrato la previsione già un mese fa. Adesso arriva una proiezione shock: «Trend esponenziale fino a dicembre».
Oltre i dati dei bollettini
Al di là della statistica quotidiana sui nuovi casi (ieri 1.083, in calo rispetto a sabato così come il numero di tamponi, scesi a 6.894), bisogna soffermarsi sul tasso di contagiati e sul relativo trend di crescita.
Per avere dei termini di paragone dobbiamo partire dall’ultimo bollettino. L’Istituto superiore di Sanità ha considerato decisivo, per l’istituzione della zona arancione in Sicilia, il rapporto contagiati/tamponi che, fra il 19 e il 25 ottobre, era del 9,5% (2.056 su 21.754). Il dato era in aumento rispetto al 7,9% di sette giorni prima. La stessa percentuale, aggiornata a ieri, è pari al 15,7%. E il tasso sale ancora di più se, come fa il ministero della Salute, si calcola il rapporto giornaliero tra nuovi contagi e persone testate che ieri in Sicilia era del 24%, a fronte di una media nazionale del 27,4%.
Sono tutte cifre in rapida evoluzione: dal 1° novembre a ieri, infatti, l’Isola registra un +36,84%, al quarto posto in Italia per tasso d’incremento settimanale dopo Basilicata (49,98%), Campania (45,84%) e Calabria (40,58%). Ogni 100mila siciliani ci sono 625 positivi, comunque molto meno dei 1.549 della media in Italia.
Ma c’è un altro dato che dovrebbe spegnere tutte le ormai anacronistiche polemiche sulla colorazione del rischio. Ieri, con 177 contagiati intubati, la Sicilia ha ufficialmente toccato il livello di saturazione dei posti in terapia intensiva. I ricoverati con sintomi crescono al ritmo di circa 100 al giorno (al netto di morti e guariti) e sono in questo momento 1.250.
Caos in corsia (e in giro)
La cronaca ci racconta un’Isola dal doppio volto. Quello più evidente è la folla in strada. Emblematiche, ieri, le foto di caos balneare a Mondello e al centro di Palermo e Catania. In tutte le città siciliane la prima domenica arancione è stata vissuta all’insegna della spensieratezza.
In corsia c’è ben poco da stare allegri. Renato Costa, commissario per l’emergenza Covid a Palermo, ammette una forte pressione sugli ospedali, nonostante l’assistenza sanitaria ordinaria garantita anche a pazienti non Covid.
La situazione di Catania non è tanto diversa: 12 pazienti in attesa al pronto soccorso del Cannizzaro. In sofferenza anche il Policlinico, dove la rianimazione ha gli ultimi letto disponibili. Saturo il San Marco, che ha dovuto intubare due pazienti provenienti dal Garibaldi, in cui è esaurita la capienza (19 posti) in intensiva e ci sono già 100 pazienti Covid nei reparti ordinari.
Se entro dieci giorni la situazione non si normalizza, ci saranno inevitabilmente problemi seri. Se la curva dei contagi non si abbasserà, sarà necessario sospendere le attività ordinarie e chirurgiche se non quelle urgenti, utilizzando gli anestesisti per l’emergenza.
La proiezione shock
Non c’è tempo da perdere. Lo conferma la proiezione-shock di Giuseppe Natoli, statistico e data manager dell’unità di Medicina interna dell’ospedale Civico di Palermo. “Fra un mese esatto, l’8 dicembre, in Sicilia il numero di ospedalizzati Covid sfiorerà quota 3.300 e i ricoverati in terapia intensiva saranno nell’ordine dei 470. A fine novembre quasi 2.500 pazienti ricoverati con sintomi, con 370 intubati in rianimazione”. Numeri da brivido, borderline persino rispetto al più ottimistico piano attuale della Regione.
«La curva continua ad avere un andamento esponenziale – spiega Natoli – senza alcun accenno di rallentamento: in questo momento il fantomatico plateau non è visibile». Previsioni da paura elaborate, però, da un professionista serio e molto stimato, che pubblica i suoi report sul portale Sanitainsicilia. La precedente proiezione pubblica di Natoli benché accolta dallo scetticismo di politici ed epidemiologi, s’è rivelata corretta.
La previsione di Natoli per il prossimo mese è tarata «al netto delle ultime misure di contenimento e di quelle che verranno eventualmente introdotte». Insomma, non tiene conto né della stretta in vigore da sabato, né di un ipotetico lockdown-bis nazionale. «Pur non essendoci una serie storica assimilabile a chiusure parziali – spiega il data manager del Civico – anche gli effetti di una chiusura totale non cominciano a vedersi prima di 20-30 giorni. Figuriamoci quelli di misure parzialmente restrittive».
E dunque, nella Sicilia arancione con troppa gente ancora in strada, il rischio di uno scenario pesantissimo non è soltanto un disegnino da esorcizzare.