La ricerca ha seguito i movimenti dei cellulari di 100mila persone in 10 metropoli americane, ricostruendo le vie di trasmissione del coronavirus.
Secondo lo studio americano i luoghi del contagio in cui è più facile contrarre il virus sono palestre, chiese, caffè e alberghi.
I luoghi del contagio: i risultati della ricerca
La ricerca americana condotta dalla Stanford e Northwestern University cerca di rispondere ad alcune delle domande più pressanti della pandemia.
Dove ci si contagia di più? Dove è più alto il rischio di incontrare quel nemico invisibile che è il virus?
Lo studio, pubblicato su Nature, ha la peculiarità di aver usato i dati dei cellulari per ricostruire gli spostamenti di quasi 100mila persone (rese anonime) a marzo e aprile. Tragitti, luoghi visitati, contatti con altri individui sono stati messi su una mappa e usati per costruire un modello delle relazioni fra gli abitanti di una grande città. Allo stesso modello è stato poi chiesto, con successo, di prevedere la trasmissione del virus. A quel punto è bastato ordinare al computer di chiudere (virtualmente) varie attività.
A ogni serranda abbassata corrispondeva un determinato calo dei contagi. La riduzione più marcata è avvenuta per i ristoranti. 600mila in un mese solo a Chicago, una metropoli da 3 milioni di abitanti. Le palestre chiuse – il secondo luogo più a rischio – sono in grado di risparmiare 149mila casi, un quarto rispetto ai ristoranti.
L’avevamo intuito, ma i quartieri poveri delle grandi città sono più pericolosi di quelli affluenti. I dati dei cellulari confermano che in quelle aree è più difficile permettersi il telelavoro e i negozi sono più affollati. Un supermercato ha il 59% di clienti in più per metro quadro in un’ora e la permanenza è del 17% più lunga. Il rischio di contagiarsi è due volte più alto rispetto a un supermercato di un’area benestante.
Anche se lo studio americano è basato su dati in parte virtuali, non tiene conto dei contagi che avvengono in casa. Ma sono rari i casi in cui una catena di contagio riesce ad essere ricostruita con precisione nel mondo reale.
Le conclusioni di Nature confermano i sospetti. I luoghi del contagio sono luoghi al chiuso, dove si resta per tempi lunghi e dove non sempre si usa la mascherina, seppur vengono mantenute le distanze.
La conferma degli studiosi
Secondo un ricercatore dell’università di Warwick, Thiemo Fetzer, autore di un rapporto pubblicato a ottobre, la decisione inglese di pagare una parte del conto ai cittadini che mangiavano al ristorante nel mese di agosto sarebbe colpevole di un aumento fra l’8 e il 17% delle infezioni. Un’altra ricerca americana, pubblicata a settembre sul sito dei Centers for Disease Control, aveva ricostruito che i contagiati negli Usa avevano il doppio delle probabilità di aver mangiato recentemente in un ristorante o un caffè rispetto ai non contagiati.
Così come si è visto che l’80% dei contagi nasce solo dal 19% dei positivi, anche i luoghi dove avviene la trasmissione del virus tendono a essere pochi, ma assai rischiosi. I ricercatori scrivono:
“Il nostro modello prevede che una piccola quantità di locali visitati sia responsabile della grande maggioranza delle infezioni. Pensiamo che abbassare la capienza di questi luoghi sia una misura più efficace di ridurre in modo uniforme la mobilità nell’intera città”.