Non gli è bastato incappare nel covid personalmente, Trump riprende imperterrito la sua campagna negazionista. Dai social torna a paragonare il Coronavirus all’influenza. Lo aveva fatto a inizio pandemia, e lo fa ancora oggi, a poche ore dalle dimissioni dal Walter Reed Hospital.
Il presidente, che venerdì scorso ha annunciato la propria positività al virus, ha scritto sui suoi profili social: «La stagione dell’influenza sta per arrivare. Ogni anno l’influenza fa anche oltre 100 mila morti, nonostante il vaccino. Chiudiamo per questo il Paese? No, abbiamo imparato a convivere con essa, proprio come stiamo imparando a convivere con la Covid-19, che su gran parte della popolazione è molto meno letale».
Dopo poche ore, Facebook ha rimosso il post di Trump perché in violazione delle regole sulla disinformazione in tema di Coronavirus. Twitter, invece, non ha rimosso il post, perché «di interesse pubblico», ma l’ha etichettato come fonte di disinformazione: «Questo tweet ha violato le regole di Twitter sulla diffusione di informazioni fuorvianti e potenzialmente dannose relative alla Covid-19», si legge.
Passi l’ottimismo, passi la follia dei movimenti negazionisti ma, onestamente, il capo della potenza più imponente del mondo libero non può permettersi certi colpi di testa, o meglio di tastiera in questo caso. Ci vuole senso di responsabilità. Se ne avessimo tutti un briciolo in più forse non saremmo nemmeno a questo punto.