Pubblichiamo il comunicato stampa congiunto di ADI, ADU, ANDU, CIPUR, CISL-Università, CNRU, CNU, COBAS-Pubblico Impiego, CoNPAss, CSA-CISAL Università, FLC-CGIL, LINK, RETE29Aprile, SNALS-Docenti, SUN, UDU, UGL-INTESA FP, UIL RUA.
«Le Organizzazioni universitarie in tutti questi anni hanno denunciato come il Sistema universitario statale sia continuamente e progressivamente sottoposto a pesantissimi attacchi di diversa natura che lo stanno portando ad una vera e propria implosione.
Gli ingenti tagli alle risorse già scarse, l’accentramento esasperato dei poteri a livello nazionale e negli Atenei, la messa ad esaurimento di un’intera categoria e il precariato reso ancor più feroce e senza sbocchi dalla legge “Gelmini”, la valutazione – mal concepita e peggio realizzata da un’Agenzia che ha commissariato il Sistema universitario – usata come clava per colpire e demolire piuttosto che per aiutare a far funzionare meglio la ricerca e l’alta formazione nel nostro Paese, lo svuotamento del diritto allo studio che dovrebbe invece essere garantito anche a chi è privo di mezzi: queste ed altre scelte apparirebbero ingiustificabili e autolesioniste, se non fossero operate deliberatamente per cancellare l’idea stessa di un’Università di qualità, democratica, aperta a tutti e diffusa nel Paese. Scelte peraltro effettuate proprio da chi va sostenendo che l’alta formazione e la ricerca sono i settori che più di tutti gli altri possono consentire al Paese di risollevarsi dalla crisi sociale, culturale ed economica in cui è precipitato.
Nelle Università questa situazione sta portando ad una condizione di rassegnato sfaldamento, sempre più tangibile. Invece di amplificarsi la collaborazione – che sarebbe la condizione più consona alla ricerca e alla didattica di qualità – si assiste ad ogni livello a un progressivo “tutti contro tutti” nell’accaparramento di risorse e di opportunità sempre più scarse, passando dalla sensazione di aver spuntato qualche beneficio all’amara constatazione della realtà in cui l’Università, nel suo complesso, viene condotta prima all’inchino e poi al naufragio.
Questa situazione è stata costruita tramite numerosi provvedimenti, che sempre più risultano avere come obiettivo quello di provocare ad ogni livello una sistematica contrapposizione tra chi opera nell’Università.
Per esempio, è ormai evidente a tutti come il razionamento e i criteri di distribuzione dei cosiddetti “punti organico” puntano anche a mantenere attiva una contrapposizione tra i docenti, i tecnico-amministrativi e gli studenti.
E, nella stessa direzione, è paradigmatico il Decreto Interministeriale 21 luglio 2011 n. 314 che prevede il recupero di una infima parte degli scatti stipendiali bloccati, ma solo come esito di un mors tua vita mea ben rappresentato dalla frase conclusiva “comunque nel limite del cinquanta per cento dei soggetti ammissibili” (a prescindere dal numero dei “meritevoli”, dunque). Di questo decreto, palesemente irragionevole, si è chiesto al Ministro Carrozza la modifica, rimanendo però inascoltati, come per quasi tutte le altre richieste.
È, inoltre, noto a tutti il vergognoso tentativo di utilizzare la VQR per la valutazione dei singoli – nonostante, peraltro, l’impostazione metodologica del tutto inadatta e le chiarissime indicazioni contrarie – ancora una volta allo scopo di tagliare su tutto e su tutti. Ciascuno sembra accorgersi del “metodo” solo quando viene applicato a lui stesso.
Ad una diversa scala, è di questi giorni il provvedimento, proprio a firma del Ministro Carrozza, col quale molte Università si vedono assegnare una quantità di risorse risibile persino al cospetto del 20% del programmato turnover. L’attenzione viene però deviata, piuttosto che sulle scarsissime risorse messe in campo dal Governo, verso quei (pochi) atenei che ottengono una maggiorazione rispetto alle cessazioni e che, non a caso, risultano in larga parte coincidere con quelli che hanno le tasse d’iscrizione più elevate. Anche qui si incentivano contrapposizioni: o tasse molto elevate, a danno degli studenti, o reclutamenti e progressioni praticamente impossibili, a danno del personale, in particolare quello precario e dei più giovani.
La parola “premialità”, occorre dirlo chiaramente, è utilizzata nell’Università in modo falso. Dovrebbe piuttosto essere usato il termine di “punitività”, poiché i finanziamenti “premiali” avrebbero senso solo se aggiuntivi a quelli necessari a far funzionare bene l’intero Sistema, per incentivarne il miglioramento.
Ciò che invece si fa è più semplicemente cercare di ammantare di “meritocrazia” e fatalismo precise scelte politiche di dismissione dell’Università pubblica: dalla quota premiale del FFO alla distribuzione dei punti organico, dall’attribuzione dell’una tantum per il personale docente alle abilitazioni. Queste ultime – è certo – produrranno tensioni di una portata mai sperimentata all’interno del sistema universitario tra abilitati e non abilitati, e personale già in ruolo e precari.
Non è possibile rimanere passivi di fronte al disfacimento in atto: occorre proporre soluzioni concrete e attivarsi collettivamente affinché si realizzino. Le Organizzazioni universitarie hanno più volte fatto proposte concrete su: organizzazione degli Atenei, diritto allo studio, ruolo unico, reclutamento per i precari, distribuzione delle risorse, politiche della valutazione, ecc. Chi, a tutti i livelli, ha responsabilità gestionali non può continuare a far finta di nulla.
Si pensa dunque che sia questo il momento di fare il punto sulla situazione attuale e sulle prospettive.
Occorre contrastare in ogni modo l’assurda deriva del “tutti contro tutti” e bisogna, invece, riflettere collettivamente su cosa ne sarà di quegli individui che, dagli studenti al personale amministrativo, dai professori, ricercatori e lettori/cel al personale precario, costituiscono tutti assieme la vera e unica ricchezza del sistema universitario.
Per sollecitare una riflessione collettiva e per costruire insieme una tempestiva ed efficace opposizione al progetto di distruzione dell’Università statale, si sta preparando una
Settimana nazionale (dal 18 al 23 novembre) di dibattito/mobilitazione in tutti gli Atenei, con il coinvolgimento di tutte le componenti universitarie (professori, ricercatori, personale ATA, lettori/cel, precari, dottorandi e studenti)».