Continuano le attività della Scuola di Lingua italiana per Stranieri dell’Università di Palermo volte a favorire l’inserimento e l’integrazione dei migranti che, ogni giorno, raggiungono le nostre coste in condizioni spesso drammatiche. Per il terzo anno consecutivo, anche in occasione della Summer School 2014 molti studenti stranieri con lo status giuridico di “minori non accompagnati” (Msna) stanno frequentando, ospiti dell’Università, i corsi intensivi di lingua e cultura italiana partecipando anche agli incontri pomeridiani e serali.
Molti di questi giovanissimi migranti sono impegnati ogni mattina non solo ad acquisire velocemente e bene una lingua completamente sconosciuta ma anche ad entrare dentro un nuovo universo: il mondo dell’alfabeto e della cultura scritta. Nei paesi da cui provengono molti di loro, infatti, la scuola è ancora un lusso per pochi. Così una percentuale assai rilevante di Msna ha un bassissimo o inesistente livello di scolarizzazione. Si tratta dunque di partire dalla scoperta delle lettere e dell’idea stessa di parola ma, nello stesso tempo, di fornire loro gli strumenti per muoversi fin dai primi giorni nella nostra lingua e cultura e per potere interagire con gli altri. È una sfida non facile ma alla quale anno dopo anno la Scuola di Italiano per Stranieri dell’Università di Palermo risponde con maggiore forza e consapevolezza collegandosi ad altre realtà europee che stanno lavorando alla costruzione di una didattica delle lingue straniere per soggetti a bassa e bassissima alfabetizzazione.
I giovani provenienti dal Bangladesh, dal Gambia, dal Ghana, dalla Nigeria, dalla Costa d’Avorio, dal Mali, dall’Egitto e dal Bangladesh sono inseriti in classi dove incontrano ragazzi che hanno vissuto la loro stessa esperienza, studenti universitari provenienti da tutto il mondo, adulti desiderosi di apprendere una nuova lingua e volontari stranieri di associazioni giovanili. Nelle classi e anche fuori, visitando la città e giocando a calcio, in compagnia di studenti italiani in funzione di tutor, si creano importanti “ponti” fra giovani e occasioni di crescita per tutti.
Capita quindi che durante una lezione o seduti sul prato del Foro Italico ognuno racconti la sua storia ed emergano anche frammenti del terribile viaggio affrontato per giungere in Italia. Come cerca di spiegare Maris, nigeriana di appena sedici anni, nel suo nigerian pidgin (inglese assai semplificato parlato come lingua franca nel suo paese) si è ritrovata su un’imbarcazione in cui entrava continuamente acqua. Per farsi capire si aiuta con i gesti e finge di inchinarsi per raccogliere l’acqua con un secchio.
Infatti per tre giorni, durante il viaggio che dalla Libia l’ha condotta in Italia, ha lavorato incessantemente insieme agli altri passeggeri per salvare il barcone. Un barcone sovraffollato e pieno di bambini, donne e neonati come quello in cui ha viaggiato Nuhu. Diciassette anni, proveniente dal Ghana, spera adesso di poter dare finalmente spazio al suo talento. Per far capire quale sia prende in mano una matita e un foglio e dice solo «Design! Picture!». E promette che dopo il suo viaggio «dangerous, very dangerous» non tornerà mai più nel suo paese.